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 “El pelusa y la Negra”, la pasìon latinonapoletana di Simona Molinari e Cosimo Damiano D’Amato conquista il Teatro Bolivar – INTERVISTA

I ribelli per natura e spirito, hanno un legame particolare con Napoli. Il più grande e geniale di tutti, Diego Armando Maradona ha legato per sempre il suo nome alla città partenopea. Si passa per il TeDiegum, dove “el pelusa” è venerato come un Dio, oppure per il sacro fuoco della scrittura, dove penne eccelse , hanno racchiuso le sue gesta memorabili su un semplice foglio di carta. Piccolo e devoto omaggio al grande campione rivoluzionario, è il libro di poesie “Hasta Siempre Maradona”.

Un diario di cuore, dove  il drammaturgo e scrittore pugliese, descrive in un atto di sacra passione il giocatore, nel suo sguardo più sudamericano possibile, intriso di una filosofia latina che abbraccia, in omaggi e tributi altre figure evocative come Gianni Minà e Papa Bergoglio. Dal seme della pasion e dell’esser pasionario, nasce un fiore dedicato a Mercede Sosa, la Negra o la cantora popular. Due volti, due leggende. Amore e calcio, lotta e passione, che si intersecano e profumano di canti e battaglie, sempre a difesa del popolo. El pelusa è un cantore, una voce, un anima. Travagliata, scossa, nella sua vita mai da uomo comune. Napoli, lo scudetto, l’Argentina, gli scugnizzi dei vicoli, la fame e i trionfi, c’è tutta il sangue di un popolo, lo stesso a cui ha dato la sua vita Mercedes Sosa.

L’esilio, il ritorno, Videla e quello sguardo sempre pronto a lottare. Versi e strofe, vita e sudore, in cui Damato interpreta la parte “scugnizza” del Pibe de Oro. E’ un viaggio, tra Mexico 86′, “Volver”, “Todo Cambia”, ma anche la napoletanità di “Nu Fil e Voce” o “Napul’è”. La sudamericanapoletanità è una legame a doppio filo, che lega partenope e l’Argentina. In essa c’e’l l’eleganza del canto di Simona Molinari e l’estro di Cosimo Damiano Damato, ma anche la “pasionareità” di due simboli emblematici, incastonati nel firmato della rivoluzione personale di ogni napoletano-argentino. E’ un tango di battaglia lo spettacolo, fatto di pause e sguardi, dialoghi e battute, vittorie e ricadute. Sono le lotte dei popoli, che passano per la voce di Mercedes e piedi di Diego, ricordandoci che tutto può esser cambiato, ma mai l’amore e la voglia delle proprie radici.

Sergio Cimmino

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