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Gianni Lamagna: “Senza passato, non può esistere il moderno”, intervista al Maestro della NCCP

Il maestro e storico componente della NCCP parla del nuovo progetto musicale intitolato “Napoli 1534. Tra moresce e villanelle” che sarà presentato il prossimo 25 Gennaio all’Auditorium Parco della Musica di Roma.

 Maestro Lamagna, la Napoli musicale del 1534, che città era?

Una città composita, come sempre, che si preparava al grande fermento che avrebbe vissuto nel secolo successivo. Quello del grande Barocco musicale, della rivoluzione di Masaniello, ma che intanto era la città del più grande madrigalista di sempre, Gesualdo da Venosa, e che raccoglieva il primato di aver stampato la prima raccolta di “Canzoni alla Villanesca Napolitane” dando così inizio ad uno dei fenomeni musicali più eseguito, elaborato e rielaborato sia in Italia che nel resto d’Europa.

 

Quando è nato l’idea del progetto “Napoli 1534. Tra moresche e villanelle”?

Lo abbiamo registrato tra il 2014 e il 2015, ma Corrado Sfogli, direttore artistico della NCCP lo aveva in mente da molto prima. E’ un album che ha voluto fortemente. Potrei dire che è il suo album, dagli arrangiamenti alla scelta dei brani, dalla registrazione di tutti gli strumenti a corda alla direzione in sala. Certo Fausta Vetere ed io abbiamo contribuito con le nostre voci, così come tutti gli altri della formazione; Michele Signore, Carmine Bruno, Pasquale Ziccardi, Marino Sorrentino e Marco Sfogli che ha dato il suo prezioso contributo sia come musicista che come tecnico del suono per le riprese e l’editing. Lo abbiamo tenuto nel cassetto per tutti questi anni aspettando un editore che credesse, sul serio, nel nostro lavoro e finalmente l’abbiamo trovato, e ne siamo orgogliosi, in Domenico Ferraro e la sua “Squilibri”. Un editore/discografico che sta riportando alla luce un materiale letterario e musicale di grande prestigio per la musica, la letteratura e le tradizioni popolari del nostro Paese.

 

Nella vostra ultima idea musicale, vive il personaggio di Ferrante Sanseverino. Cosa ha rappresentato per la storia popolare e musicale partenopea il suo nome?

Un assoluto protagonista del suo secolo, una grande mente, quasi un predestinato direi, se pensiamo che a dieci anni si sposò (lo sposarono evidentemente) con la figlia del suo tutore. Impegnato in politica e nelle vicende del regno, amante delle arti, appassionato di teatro e musica. Si racconta che nel suo palazzo fosse sempre disponibile un palcoscenico per esibizioni teatrali e musicali e che in alcuni giorni della settimana desse libero accesso anche al popolo per assistervi. Proprio questa sua apertura al popolo e alla sua musica ha dato vita all’idea di affidargli il racconto introduttivo del nostro disco, scritto sempre da Corrado Sfogli, e allegato all’album. Adorato da tutti gli artisti del suo tempo non avendo preclusioni di casta e provenienza con molta probabilità avrà aperto le porte del suo palazzo a tanti “villani” che arrivavano in città dalle campagne con le loro “canzoni alla villanesca”. Canzoni che tanto piacevano al Sanseverino e che spesso cantava con musicisti dell’epoca. Praticamente tra le sue molteplici attività vantava anche quella di cantatore popolare.

 

Ha avuto modo di sentire negli ultimi tempi il maestro Roberto De Simone di scambiare qualche idea musicale?

Purtroppo sono anni che non lo sento, ma seguo sempre con devota ammirazione la sua produzione musicale, le sue tirate d’orecchi a politici ciechi, le sue novità letterarie. Rimane un faro fisso per molti di noi che lo abbiamo seguito per anni e che ci sforziamo, nonostante tutto, di non dimenticare la sua lezione.

 

La raccolta di villanelle, e la proposta di un album che scopre e riscopre la musica popolare che valore ha oggi nella musica moderna?

Non ci sarebbe niente di “moderno” senza il passato, nemmeno il futuro. Personalmente sono da sempre aperto e disponibile a qualsiasi innovazione abbia un senso, una progettualità forte, e alle spalle studio e ricerca. In questo ambito che il nostro lavoro, seppur con poca innovazione musicale, se non quella dello stile che i puristi troveranno “insolito”, ritengo sia importante specialmente per i giovani. Sono trascorsi 50 anni dai primi dischi di villanelle della NCCP, si rischia l’oblio. Avevamo il dovere di riproporre un album come il nostro “Napoli 1534”. Augurandoci che possa avere lo stesso effetto che avemmo noi giovani degli anni ’60 e ’70 presso le nuove generazioni.

 

Il prossimo 25 Gennaio ci sarà la presentazione a Roma del nuovo album. Che presentazione sarà ?

Una piccola anteprima con alcune villanelle dal nuovo disco e poi avanti con la nostra storia, con tutti gli anni di palcoscenici e viaggi che ci portiamo in scena. Porteremo all’auditorium del Parco della Musica di Roma la Napoli che da 50 anni abbiamo la responsabilità di rappresentare nel mondo.

 

Sergio Cimmino

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