Home / Magazine / WebGiornale / Cultura / Calò, il santo nero che protegge gli umili

Calò, il santo nero che protegge gli umili

Su alcuni quotidiani nazionali si è dato notizia nei giorni scorsi del rinvio della processione serale di s. Calogero ad Agrigento in occasione della partita Italia-Spagna. Qualcuno ha anche notato che la coincidenza fra la processione e una finale di calcio si era verificata già in occasione dei mondiali dell’82 e del 2006, finiti con la vittoria della nazionale italiana. Santo assai miracoloso, s. Calogero – s. Calò per gli agrigentini – è così diventato per i media nazionali il possibile propiziatore celeste di una nuova vittoria azzurra.

La partita poi è andata come sappiamo. La processione, interrotta per due ore, è ripresa in un’atmosfera inevitabilmente un po’ mesta e il mancato soccorso del santo agrigentino non è sfuggito a El Pais: ‘A la tercera, fallò San Calogero’. Comincia così l’articolo che il quotidiano spagnolo ha intitolato ‘Ni con l’ayuda di San Calogero’.

Ci può stare. Dopo quella magistrale lezione di calcio ci può stare anche questo. E tuttavia i giornali italiani e spagnoli avrebbero potuto notare un particolare peraltro vistoso della iconografia calogerina: il santo è nero. Nerissimo.

Sicuramente assai meno forzuto e gladiatorio di Balotelli , indubbio protagonista e calciatore-simbolo della squadra di Prandelli, il santo curvo ed esile, smagrito, non è meno nero del giocatore palermitano. Veniva dalla costa africana, veniva dall’Asia Minore? Non si saprà mai, ma di sicuro s. Calò è nero.

E già nei primi anni ’90 ad Agrigento lo si riconosceva santo degli immigrati, di tutti quegli uomini neri e disperati che attraversano il nostro mare e riescono ad approdare in Sicilia, come aveva fatto s. Calogero in fuga dai Vandali ariani nel V secolo. Troppo simile a loro per il colore, per la sventura, per il coraggio e la speranza. Santo dei contadini prima, della gente umile e fiera che abitava fuori le mura chiaramontane nel quartiere arabo di Rabato, santo degli emarginati, di quelli che stanno sotto e fuori, non poteva non diventare il santo degli immigrati.

E infatti capita di vederli durante la processione, attratti dal ritmo dei tamburi, dai pani che lanciano dalle finestre, dal tumulto festoso e drammatico di una folla di fedeli che per un giorno è padrona della città. La processione, anarchica e senza clero, che la chiesa locale ha sempre subìto come una rapinosa espropriazione, trascina nei suoi percorsi barcollanti anche senegalesi e tunisini, congolesi e nigeriani.

Santo degli immigrati, dei neri italiani come Balotelli che fino a 18 anni non sono italiani, s. Calò non ha fatto il miracolo di battere la Spagna. Si può solo sperare che ne stia preparando uno più grande, quello di far sparire dagli stadi i cori razzisti e di far nascere italiani tutti i bambini che nascono in Italia.

Fonte: www.globali.it 

Vedi Anche

Gegè Telesforo: “Il segreto? E’ scegliere i partners giusti. Io e Arbore due afro-meridionali curiosi”

Si intitola “Big Mama Legacy” il quindicesimo album di Gegè Telesforo pubblicato lo scorso 1 …