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Le vie dell’amicizia del maestro Riccardo Muti al Teatro Grande di Pompei ci riconsegnano l’umanità dei popoli

Dopo i concerti di Ravenna del 7 Luglio  e Jerash (9), si chiude con il grande evento al Teatro Grande di Pompei il trittico di appuntamenti della rassegna Le Vie dell’amicizia-  Un ponte di fratellanza attraverso l’arte e la cultura. Il fato è il protagonista tra l’eterno contrasto tra l’uomo e le divinità, cardine della mitologia greca che ripercorre la storia letteratura e della musica, attraverso letture come Orfeo e Euridice, La Norma e il Canto del Destino di  Johannes Brahms. Un legame tra culture e i popoli, che lega indissolubilmente la storia, tra Ravenna, Jerash e Pompei, sinonimo di impegno e passione del maestro Muti, oltre ogni guerra e barriera culturale, che dal 1997 porta avanti in maniera internazionale come immagine ed eccellenza della musica classica italiana nel mondo.

La storia millenaria della Giordania, rivive nei popoli e nella cultura del Teatro Grande di Pompei, intensa per arte e cultura, si lega fascinosa a quella mediterranea del grande sito archeologico vesuviano. La musica , nella direzione del maestro Muti e delle orchestre Luigi Cherubini e del Conservatorio Nazionale di Amman dipingono una notte tra stelle e note sinfoniche , in cui la speranza e la fratellanza si uniscono oltre al fato. Le barriere, le differenze, vengono abbattute e superate attraverso gli atti di Orfeo e Euridice di Gluck. Una lettura che si rifà alla lotta millenaria ed eterna tra l’uomo e le divinità. Orfeo condannato, umiliato e sottomesso riesce a rivincere la sua sfida con gli dei e con il destino. Così nell’aria che incanta l’Anfiteatro di Pompei del controtenore Filippo Mineccia, impeccabile e sublime, con voce etera e onirica. La delicata arte del clavicembalo di Davide Cavalli, sublima e accompagna il Coro di Cremona Antiqua, che protegge, culla, Orfeo, in una visionaria discesa agli inferi. Sino al diradarsi delle sue paure , conducendolo alla rivalsa. E’ così che l’uomo  , sconfigge le paure odierne, che lo esiliano e lo condannano. Destini che si ripropongono in maniera violenta, tra le lotte tra Galli e Romani, nell’aria “Casta Diva..che inargenti”, dalla Norma di Vincenzo Bellini. Sacerdotessa con l’amore nel cuore, divisa tra predizione e futuri nefasti, è interpretata in maniera elegante e magistrale dal soprano Monica Conesa. Le speranze, l’abbandono , si illuminano nella religione ne i dimenticati dell’Eufrate, poesia siriana, con interpretazioni al canto di Mirna Kassis e Razek Birat, un cantico che pare dilaniante, da falsetto nel voce di Birat, che allarga lo sguardo al medio oriente, con le sue fratture e le ferite aperte delle guerra. Una voce che pare sirena allarmante dei popoli, che ha da contralto quella suadente, leggiadra della Kassis. I volti, le storie, che volgono lo sguardo nel medioriente, sono tra le immagini vocali ideali di Raccontami del mio paese, con protagonista al canto Zain Awad. Con i maestri Katbeh al oud e Aboud alle percussioni, si interpreta la volontà di fratellanza, unione ed impegno. Il trittico di  cantici giordani si chiude con Apparve Fluttuante con Ady Naber al canto, dove la radici, si mescolano al deserto di Wadi Rum ed ad antichi salmi. Il canto del destino di Johannes Brahms, cadenza la magnificenza di una notte che va oltre i secoli di storia. La pace è scritta nei valori di condivisione e umanità impressi in uno spartito musicale. Le guerre, le divisioni vengono ribattezzate in nome della storia, della cultura e dell’arte , in onore delle Vie dell’Amicizia.

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