Stiamo parlando di pezzi d’arte come un De Chirico, due Fontana, un Guttuso, Dalì, Sironi e Carrà, apposti in cucine, soggiorni, bagni e sparsi così nelle case del boss dei videopoker Gioacchino Campolo, che amava ostentare così la sua ricchezza e la sua presunta conoscenza dell’arte italiana, presunta perché molti quadri si sono rivelati dei falsi. Di certo lui aveva la necessità di reinvestire i proventi delle sue attività illecite nel giro delle scommesse ai videopoker. Ebbene, tutta la sua collezione d’arte è stata sequestrata in via definitiva, 125 tele di un periodo compreso tra il Seicento ed il Novecento, che sono già fruibili alle visite dei curiosi, dal giorno 7 maggio a Reggio Calabria, presso il grande Palazzo della Cultura.
Fabio Noviello