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Il Rione Sanità riscoperto: da quartiere ghetto a modello economico da esportare

Il Rione Sanità riscoperto: da quartiere ghetto a modello economico da esportare

 

Quando studiavo sui banchi universitari la teoria dell’economista Serge Latouche sulla decrescita felice, mi interrogavo sempre sulle stesse questioni: sarà mai possibile un’economia basata sulle vere necessità delle persone ed un consumismo consapevole per migliorare non il livello di produttività ma quello della qualità della nostra vita? Studiare Latouche nel bel mezzo di una crisi economica significa prendere consapevolezza dell’esistenza di tante altre strade alternative al risolvere la questione non soltanto in termini monetari. 

 

Come? Partendo da un modello economico strutturato in base ai bisogni concreti dei cittadini e realizzato con le risorse del territorio. E così mi sono imbattuta nell’esperienza del Rione Sanità e dei ragazzi che gestiscono le Catacombe di Napoli (San Gennaro e San Gaudioso): un esempio di come lavorare su se stessi e sul proprio patrimonio storico e culturale per migliorare la qualità della vita di un intero quartiere. La storia di questi giovani del quartiere tra i più abbandonati di Napoli inizia nel 2006, quando insieme al parroco Don Antonio Loffredo decidono volontariamente di organizzare delle visite guidate serali alle Catacombe di San Gaudioso, nella Basilica di Santa Maria alla Sanità. Negli anni l’interesse dei cittadini a riscoprire e valorizzare un patrimonio storico-artistico ed un’identità culturale molto forte, ha permesso che questi ragazzi diventassero prima cooperativa e poi fondazione. Un’esperienza che ha permesso la nascita di diverse realtà imprenditoriali ed associative, portando al successo a livello turistico il Rione Sanità. 

 

Questa porzione di stradine strette e piazze che si stringono tra Capodimonte e Via Foria, contiene una serie di attrazioni turistiche di inestimabile valore che grazie ai soci della Fondazione di Comunutà San Gennaro, adesso anche tutto il mondo sta riscoprendo. Per questo incontriamo Vincenzo Porzio, uno degli autori di questo piccolo miracolo italiano e responsabile della comunicazione delle Catacombe di Napoli: «La cosa che ci ha fatto crescere è stata quella di fare rete, cioè unire le forze da confluire in un unico progetto. Insieme ad altre realtà come L’altra Napoli Onlus abbiamo partecipato nel 2008 ad un bando pubblico per la riqualificazione e la valorizzazione di beni artistici e culturali della città di Napoli e così il Rione Sanità è riuscito ad avere la propria occasione di riscatto, attraverso la gestione delle Catacombe di San Gennaro, sottoutilizzate e quasi sempre chiuse. Il progetto della riapertura della Basilica e delle Catacombe- ci spiega Vincenzo– rappresenta la riapertura del quartiere alla città: ovvero i turisti da Capodimonte visitano le catacombe di San Gennaro ed entrano direttamente nel Rione, recandosi anche alle catacombe di San Gaudioso con un unico biglietto, creando un indotto con le pizzerie e bar intorno alla Basilica di Santa Maria alla Sanità. E dai 6000 visitatori del 2008, siamo passati ai 40mila del 2014, e ciò ha permesso di creare una vera e propria impresa sociale autosostenibile, grazie alla cooperativa La Paranza con 20 dipendenti». Intorno ai ragazzi della cooperativa nello stesso momento nascono tante piccole imprese, lavorando sui progetti e sull’indotto turistico creato dalle Catacombe e così arriva anche il momento degli sponsor e dei finanziatori privati che decidono di investire sul Rione Sanità. Molti imprenditori del nord ma anche finanziatori napoletani che lavorano all’estero e a piccoli passi il Rione da quartiere-ghetto diventa quartiere ricco di opportunità e voglia di riscatto. 

 

Ma dove sta la chiave del successo in questa storia?

 

«La cosa che ci ha portato questo grande afflusso turistico è principalmente il fatto che la visita guidata non è solo un raccontare storia ed origini delle Catacombe e del Rione Sanità ma è anche il trasmettere la nostra esperienza come cooperativa: spiegando il perchè dei restauri di alcune opere. Durante la visita i turisti, ricevono oltre la bellezza del sito, tutte le informazioni riguardanti il progetto e come viene mantenuto in vita. Il valore aggiunto è il chi siamo, le risorse umane di questa cooperativa. Il vantaggio competitivo è il coinvolgimento delle persone attraverso il progetto e la trasmissione dei valori che intendiamo diffondere. Quella passione e l’entusiasmo arrivano al visitatore in maniera forte perchè è il progetto ad essere forte». E così tutte le realtà associative ma anche le imprese, gli artigiani e i commercianti che hanno creduto in questo progetto hanno deciso di istituire una fondazione di comunità nel 2014, ovvero far confluire tutte le risorse finanziarie per investirle in beni comuni per il quartiere. Stiamo parlando di un milione di euro che la Fondazione San Gennaro, moltiplicherà rapidamente per la crescita e lo sviluppo in termini culturali del Rione Sanità. 

 

Ad oggi questo quartiere conta numerose attrazioni turistiche, (oltre le due Catacombe e il cimitero delle Fontanelle c’è il palazzo Sanfelice, il palazzo dello Spagnuolo, le Basiliche, gli ipogei ellenistici) un’orchestra sinfonica, un teatro, uno studio di registrazione, un cento ricreativo e tanti altri piccoli progetti per i più piccoli. Tutto ciò è il risultato di un’iniziativa e di un’esperienza fatte da tante piccole realtà che insieme hanno lavorato e continueranno a lavorare per dare lustro al Rione, e considerando il numero di turisti che ho incontrato in un sabato pomeriggio per queste strade, credo che l’obbiettivo sia stato ampiamente raggiunto. 

 

 

Nicoletta de Vita

 

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