Giovedì 22 maggio al Teatro Valle Occupato si terrà una serata con testimonianze video sulle conseguenze negative delle attività dell’Enel in Italia e in altre località del Pianeta. La data non è stata scelta a caso. Il 22 maggio è anche il giorno dell’assemblea degli azionisti del colosso energetico italiano, che così rinnoverà il suo consiglio d’amministrazione.
A Civitavecchia, venticinque anni di attività dell’azienda sono coincisi con il più alto tasso tumorale alle vie respiratorie della regione Lazio, o a La Spezia data la presenza di numerosi impianti inquinanti nella città, o anche Brindisi dove è presente la più grande centrale a carbone d’Italia e oltre quattrocento ettari di terreno resi oramai incoltivabili. Ma anche le rinnovabili di nome, ma non di fatto, quali geotermia di Amiata e biomasse a Pollino rischiano di penalizzare i territori e le comunità, inquinando la falda acquifera come nel caso del monte Amiata, e hanno quindi determinato la creazione di numerosi comitati a difesa del territorio.
A proposito di fonti rinnovabili, in questa categoria l’azienda di Viale Regina Margherita fa rientrare l’idroelettrico. Le cinque dighe di Enel-Endesa, infatti, dovrebbero sorgere su due fiumi della Patagonia cilena, sebbene i numerosi problemi che da anni il progetto si trascina sembrano ormai divenuti insormontabili. Tanto che entro pochi giorni è atteso un pronunciamento della neo-presidentessa Michelle Bachelet che potrebbe gettare per sempre in un cassetto l’idea di imbrigliare i fiumi ancestrali di uno degli spicchi più belli e incontaminati del Pianeta.
Fabio Noviello