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I vent’anni della Settimana d’Azione contro il Razzismo

Dal 18 al 24 Marzo 2024 si è svolta la XX Edizione della Settimana d’Azione contro il Razzismo. Tante le iniziative che si sono tenute in tutta Italia che confermano l’importanza della manifestazione a livello nazionale. Grazie al sostegno del’UNAR l’evento conferma per questa edizione il suo abbraccio con il mondo scolastico e contro ogni forma di diversità e discriminazione. Per l’occasione abbiamo intervistato Pascal La Delfa, regista, autore teatrale e direttore artistico di Oltre Le Parole.

Pascal La Delfa come nasce la Settimana d’Azione contro il Razzismo?

E’ una manifestazione che quest’anno compie vent’anni, grazie all’ideazione dell’UNAR, l’ufficio antidiscriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Cade sempre intorno al 21 marzo, data in cui in tutto il pianeta si celebra la Giornata internazionale contro la discriminazione razziale: è stata proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1966 in seguito ai fenomeni di rinascita di alcune forme di razzismo (riguardanti il neo nazismo, ma anche l’apartheid ed il neo fascismo) in quegli anni e in particolare per commemorare la brutale uccisione, da parte della polizia locale, di 69 persone in una manifestazione pacifica a Sharpeville (Sud Africa) mentre stavano manifestando contro le leggi sull’apartheid.

La nostra associazione, Oltre le Parole, si batte da sempre contro ogni forma di discriminazione, non solo di razzismo. E cerchiamo di farlo attraverso quello che crediamo di saper fare meglio: l’arte e il teatro in particolare. Un teatro non solo “da vedere” ma anche e soprattutto “da fare”: anche a chi non ha l’ambizione attoriale, ma ha senz’altro la necessità di esprimersi: Oltre le Parole, per l’appunto.

Per l’edizione 2024 avete scelto come  titolo della manifestazione “Altri luoghi Comuni”, quali sono le motivazioni che vi hanno indotto alla scelta di questo slogan?

Abbiamo deciso di riutilizzare lo slogan già vincente lo scorso anno, che era appunto “Luoghi comuni”, nel suo duplice significato: da una parte, gli stereotipi (in questo caso appunto sul “diverso”, non solo inteso come straniero). Dall’altra parte, la necessità di dovere e volere convivere i luoghi che per l’appunto non possono essere suddivisi in rigidi e schematici confini ma hanno necessità di condivisione, integrazione, connessione. Dopo la felice e gratificante esperienza dello scorso anno, per questa edizione abbiamo voluto ampliare, non solo geograficamente, le nostre azioni. “Altri luoghi comuni” narra della necessità di raccontare e raccontarsi e di farlo non solo il 21 marzo, ma tutto l’anno. Ecco perché abbiamo sensibilizzato e coinvolto, ancora di più, le associazioni dei vari territori, che ogni giorno hanno a che fare con fenomeni di razzismo ed emarginazione ma che hanno competenze e persone in grado di stigmatizzare i fenomeni e favorire l’integrazione. Combattere i luoghi comuni e alcuni media che alimentano, consapevolmente o inconsapevolmente il razzismo, non solo è anacronistico in una società multiculturale, multirazziale e multietnica come quella attuale, ma rischia di mettere l’un contro l’altra solo le fasce più deboli della popolazione: in termini economici ma anche culturali.

Quest’ anno snoderete il progetto in 8 regioni italiane con molti eventi culturali , coinvolgendo sia artisti, associazioni, migranti e soprattutto il mondo scolastico. Si può dire un evento a tutti gli effetti senza barriere?

Quest’anno abbiamo puntato molto sulle scuole perché crediamo che i giovani e le giovani non solo abbiano una mentalità meno compromessa sull’argomento “integrazione” e apertura verso l’altro, ma hanno anche gli strumenti per poter spaziare e vedere coi propri occhi punti di vista differenti: le giovani generazioni hanno accesso a informazioni da tutto il mondo tramite il web, hanno più opportunità per viaggiare, conoscono abbastanza bene almeno un’altra lingua… Tutte specifiche che gli over 30 non hanno avuto, o hanno avuto in forma proporzionalmente molto minore. Ecco perché crediamo che non solo è importante parlare a loro, dare loro la “responsabilità” di aprirsi all’integrazione, ma anche nel poter raccontare che, ad esempio, gli emigrati un tempo eravamo noi. E ci siamo integrati e abbiamo fatto la fortuna dei Paesi che ci hanno accolti. Ad esempio. Per non parlare della contaminazione di culture e conoscenze che dagli antichi greci agli arabi in avanti hanno permesso che l’Italia, al centro del Mediterraneo, fosse quel crocevia di opportunità e innovazione di cui siamo figli. Ad ogni modo, in ognuna delle 8 città coinvolte realizzeremo diverse attività, tutte gratuite grazie al sostegno di UNAR. Inizieremo a Bari con lo spettacolo su Malala Yousafzai, la giovane attivista pakistana già vincitrice del Nobel per la Pace: la performance è interpretata da una giovanissima attrice ancora minorenne ma che ha già vinto numerosi premi in tutta Italia, con la compagnia teatrale locale “SenzaConfine”. Poi martedì, con il patrocinio del Comune di Fano, musiche e parole accoglieranno la cittadinanza nella Sala della Cultura, con lo spettacolo ART3 della compagnia Ex-Novo, anch’essa formata da giovani artisti locali. Sempre martedi, ma a Milano, la regista e alcuni attori del film “Raccontami una favola” dialogheranno con le scuole al termine della proiezione, in un evento che sarà replicato anche giovedì 21 e che ha avuto il patrocinio del Municipio locale. Ci sarà anche l’attore Mohamed Ba, l’artista senegalese molto noto sui social e grazie a diverse apparizioni in film di successo. Mercoledì invece sarà la volta della Campania: il Comune di Mercato San Severino ha spalancato le porte all’evento, non solo concedendo il patrocinio all’iniziativa, ma mettendo a disposizione gli spazi comunali per la mostra fotografica del fotografo Gerardo Grimaldi, che ha immortalato alcuni migranti durante i percorsi teatrali realizzati dall’associazione “Crescere Insieme Oltre il Teatro”. Gli stessi giovani allievi attori dell’accademia teatrale saranno i protagonisti di due performance che avverranno in due diversi spazi della città, e che hanno visto l’adesione di numerose realtà locali. Giovedi grande evento a Bolzano: il Comune, patrocinante anch’esso l’iniziativa, apre per la prima volta la Sala di Rappresentanza per una performance teatrale: l’attrice guatemalteca Linda Cristal Perez Perez sarà diretta in una performance dalla regista Anika Schluderbacher in un pomeriggio aperto alla cittadinanza intera. Venerdi la manifestazione fa tappa a Roma, grazie alla performance itinerante “Fiabilanda” diretta da Daniele Coscarella e che coinvolgerà numerose classi dell’Istituto Simonetta Salacone (plesso Balzani): oltre 100 bambine e bambini per la prima volta in scena in un percorso itinerante aperto al quartiere. A suggello della settimana, il cortometraggio “L’isola dei colori”, un cortometraggio realizzato grazie all’associazione locale “dai un sorriso” e che parla dell’integrazione vista dagli abitanti e dagli ospiti di Pantelleria, l’isola al centro del Mediterraneo approdo da anni di migranti e rifugiati.Senz’altro si può dire che sarà un evento senza barriere, o meglio senza confini, data la presenza di numerosi performer extraeuropei e il coinvolgimento diretto di un pubblico trasversale e davvero fuori dai luoghi comuni!

Ad oggi che percentuale abbiamo in Italia di fenomeni di razzismo o discriminazione?

Credo che in questo caso parlare di statistiche e di dati non dia un elemento reale di quello che accade del nostro Paese. Infatti, non solo molti casi di razzismo e discriminazioni non vengono denunciati, ma spesso vengono accorpati a reati di altro tipo (come minacce, aggressioni, violenze in genere) non dando perciò una netta distinzione della matrice generata dall’odio verso la “diversità”. Di fatto, basta guardarsi intorno e farsi un giro in alcuni quartieri o su alcuni social, quando non nella curva di uno stadio, per vedere che il fenomeno “razzismo” ha una stratificazione e una serie di varianti pericolosamente crescenti. Complici spesso alcune frange politiche sostenute e alimentate da pessime trasmissioni televisive e che hanno poi la variante più becera sui social. Ma questo modo superficiale e traviato di affrontare l’argomento con modalità che a mio parere rasentano a volte l’apologia di reato, fanno presa su persone “arrabbiate” e/o insoddisfatte che trovano facile gioco nel prendersela con altre persone solo perché straniere, cioè (apparentemente) diverse. Queste manifestazioni, come la nostra, non hanno certo l’ambizione di risolvere i problemi, ma almeno di fare riflettere, cambiare in punti di vista, dare spunti di conoscenza speriamo meno banali e superficiali di certi mass media: perché l’ignorare è la base di ogni razzismo. Per i dati ufficiali invece si possono visitare i siti ufficiali di UNAR e di OSCAD, ovvero l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori del Ministero dell’Interno. Ma, come sostiene anche il sito “cronache di ordinario razzismo”, non ci si può fermare ai soli numeri per descrivere un fenomeno che potrebbe diventare pericoloso, oltre che allarmante. Contiamo anche sulla cultura e sui giovani per rimettere in discussione dati e prospettive.

Sergio Cimmino

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