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Marea nera, il processo non si farà

Le autorità americane hanno reso noto che la British Petroleum ha raggiunto un accordo extragiudiziale con le migliaia di persone che hanno denunciato di essere state colpite dalla Marea nera. La compagnia ha fatto sapere che la cifra a cui si è giunti è pari a 7,8 miliardi di dollari, che verranno dal fondo di compensazione di 20 miliardi creato subito dopo il disastro in cui morirono 11 persone. Ma, specifica la Bp, “l’accordo non è un’ammissione di responsabilità”.
L’accordo avviene a pochi giorni dal processo il cui inizio era previsto per lunedì prossimo.

Il disastro ambientale – Il 20 aprile 2010 un’esplosione ha devastato la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel bel mezzo del Golfo del Messico. Due giorni dopo l’intera struttura – di proprietà svizzera – si è rovesciata, affondando e depositandosi sul fondale marino. Le valvole di sicurezza presenti al’imboccatura del pozzo non hanno funzionato correttamente permettendo la fuoriuscita di petrolio. E’ stata stimata una perdita giornaliera di greggio di circa 5 milioni di litri (dai 35 000 ai 60 000 barili).
11 persone morte, 17 lavoratori rimasti feriti, 4 Stati colpiti (Louisiana, Texas, Mississippi e Florida), danni per miliardi di dollari, 50 anni di sofferenza ambientale.
A quasi due anni dalla tragedia, rimangono i danni visibili all’eco-sistema e all’economia. Danni che vanno dalla distruzione di allevamenti di ostriche, alla devastazione di intere specie di animali  come tartarughe, squali, tonni, campidogli, delfini e pellicani.  
Inoltre, a 24 mesi della tragedia, rimangono i danni “invisibili”, quelli provocati dai quasi sette milioni di solventi chimici sparsi in mare nel tentativo di cancellare la Macchia Nera di Petrolio.

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