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Lectio di Sposito sull’evoluzione del rapporto uomo-macchina

“Matrix è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai a lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità” (Morpheus a Neo). E’ una battuta di Matrix, un film di fantascienza del 1999, scritto e diretto da Lana e Andy Wachowski; porla all’attenzione – spiega il prof. Sposito – significa in qualche modo riconoscerci ancora la capacità di saper andare oltre i confini, una capacità tipicamente umana.

Scrive Umberto Galimberti: “E’ però vero che appartiene alla natura umana il desiderio di oltrepassare il dato, di sporgere oltre l’esistente, perché a differenza dell’animale – che per il fatto di non conoscere l’amore, non ha storia, ma solo ripetizione come vuole il ciclo della natura – l’uomo non si rassegna alla natura, è sospinto oltre se stesso e oltre la sua storia raggiunta da quella tensione nella quale consiste amore”.

Antonio Sposito. Sociologo, dottore magistrale in comunicazione pubblica, sociale e politica, è docente di scienze sociali umane e relazionali presso Università, Istituti, Enti pubblici e di formazione, conduce studi e ricerche in particolar modo sui processi di costruzione sociale della realtà, intesa come prodotto storico-sociale.

Comunicato stampa

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