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Cantina del Vesuvio ad Acino Ebbro: il blocco del turismo e le difficoltà del territorio

Cantina del Vesuvio a Trecase è alla terza generazione di produttori di vino che porta avanti con grande passione una vitivinicoltura fortemente identitaria.

Con la conduzione di Maurizio Russo verso la fine degli anni novanta, l’azienda di famiglia ha puntato con convinzione all’enoturismo, essendo i vigneti in una posizione di estrema bellezza. I filari sono immersi nel Parco Nazionale del Vesuvio, guardano verso il mare e alle spalle sono sorvegliati dal gran cono. Si lavora nel pieno rispetto dell’ambiente essendo consapevoli del fatto che il territorio rappresenti una preziosa risorsa. Si allevano i vitigni storici di questo areale unico, caprettone, catalanesca, piedirosso, aglianico, per lo più a piede franco grazie al suolo vulcanico che impedisce alla fillossera di attecchire.

 

Qui è possibile ammirare la pergola vesuviana, ancora molto presente fino a diventare un tratto distintivo del paesaggio intorno alla cantina. Oggi Maurizio è affiancato dal figlio Giovanni con il quale ha progettato la nuova cantina e un lungo programma di espansione che ha visto l’acquisto di molti terreni adiacenti. Gli ettari di proprietà in partenza erano appena 4, oggi sono 16 in un unico corpo e tanta la voglia di crescere ulteriormente. Una realtà virtuosa che conta oltre le cento visite di turisti al giorno, attratti dalla bellezza del luogo.

 

Con l’arrivo del coronavirus sono fioccate le tantissime disdette da parte dei tour operator e dei privati che avevano prenotato la Cantina del Vesuvio experience. Un danno notevole per chi ha scelto di vendere i propri vini direttamente a quanti si recano in azienda. Non è questo l’unico motivo di rammarico per Maurizio e Giovanni che da sempre combattono contro il degrado imbarazzante e, purtroppo, ben visibile appena fuori del perimetro che circonda la proprietà. Sulla bellissima via Panoramica del Vesuvio, nei comuni di Trecase e Boscotrecase, si continua a sversare illegalmente rifiuti, una vergogna contro la quale ci si batte da molti anni senza alcun risultato.

 

Eppure basterebbe installare le telecamere, dice Maurizio Russo, lì dove noi lo abbiamo fatto le persone non tornano a depositare i rifiuti. Il degrado è presente anche sulla via Tirone della Guardia in totale stato di abbandono, proprio la strada di accesso alla Cantina del Vesuvio che i tanti turisti hanno percorso in questi anni. Malgrado si parli tanto di volere sostenere lo sviluppo turistico sull’areale che cinge il vulcano, qui dove noi siamo riusciti a richiamarlo con numeri importanti, le istituzioni sono assenti. Anche la via Matrone che conduce verso il gran cono attraversando i sentieri del Parco Nazionale del Vesuvio da tre anni è chiusa a causa degli incendi devastanti del luglio 2017, con conseguente interruzione del servizio bus via. Non perdiamo comunque la fiducia in noi stessi, nella nostra passione e in quanti sono arrivati fin qui da tutto il mondo per conoscerci e apprezzare i nostri vini.

 

Marina Alaimo

 

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