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Cuore puro: tra sogni e illegalità, la favola realista firmata Mario Gelardi

Dal romanzo di Roberto Saviano , una favola nera protagonista al Teatro Sannazaro di Napoli con la regia di Mario Gelardi.

O’pallone, a Napoli lo chiamiamo così, in un misto di speranzoso riscatto popolare, e sport, dove si concentrano i sogni, le utopie e le incertezze di ogni giovane partenopeo. Tra strade e vicoli, piazzette e campetti dispersi di periferia, ogni porta e linea di asfalto, diventa il famigerato “Maradona”, tra dribbling e voglia di evadere, che fanno il pari alla fame atavica, di un futuro migliore, lontano, magari da una terra arida e senza prospettiva. Cuore puro, tra gli ultimi romanzi di Roberto Saviano, diventa così, una neorealistica opera teatrale, con scrittura e regia di Mario Gelardi, dove la “favola calcistica”, si tinge di nero, attanagliata e bistrattata, dal cancro secolare di questa città, quella camorra che affascina e recluta anche le anime più innocenti, e buone, avvinghiandole e attraendole a sé , grazie alla promessa illusoria di una carriera calcistica , usata esclusivamente, per i suoi avidi e speculatori fini. In quel contorcersi, di speranze e gioco, il calcio diventa una trama rilegata ad un burattinaio, quel Tonino, protagonista in scena, che muove i fili vitali e quotidiani, di tre semplici ragazzi, che si riflettono e animano in quella gabbia chiamata piazza.

Il pallone, è così, non più simbolo di aggregazione e felicità, ma di condanna, correlato alla nuova vita dei giovani, imposta, con la legge della camorria, che li ha trasformati in vedette dell’illegalità. Le loro prospettive, e le loro paure, oramai palesi e nitide, si mescolano alla mancanza di lavoro e di danaro, risolte, in un batter d’occhio, dalla promessa di soldi e guadagno facile. Sullo sfondo, il ruolo delle madri, segnate, condannate anche loro, ma che restano libere, slacciate da ogni forma di corruzione, ricordandoci che solo il lavoro onesto rende la persona libera.

Gelardi, in questo lavoro teatrale, riflette alla perfezione i lati oscuri, di un universo adolescenziale, figlio di una società malata e sin troppo contaminata dal malaffare e dalla criminalità. L’aspirazione, e il desiderio, dei più giovani, fanno i conti amari, dell’attuale sistema, manchevole sia di strutture che di prospettive, che ruota intorno a loro, e come un finale sin troppo scritto, c’è gli scappa e si salva, chi viene fagocitato, e chi riesce a ribellarsi. Talvolta, riecheggia nell’aria il profetico fuitevenne del maestro Eduardo De Filippo, che si interfaccia con i tanti cuori puri e sani, di questa città, che purtroppo, rimangono invischiati e contaminati, da un male troppo spesso atavico e irrisoluto.

Sergio Cimmino

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