L’opera teatrale, firmata dal regista Ettore Nigro, con protagoniste le giovani attrici Clara e Anna Bocchino, (Produzione Piccola Città Teatro) ,si pone al centro dell’universo comunicativo attuale e contemporaneo, in maniera assolutamente acuta e performante, squarciando il pericoloso “velo modaiolo” della violenza sulla donne, restituendone un attenta e intelligente visione narrativa, che vuole far luce sulle dinamiche sostanziali, vive e di contenuti, di ogni limitazione, umiliazione e sottomissione della sfera femminile.

Di donne e di dati, se non se parla in modo corretto ( e coscienzioso), se ne rischia un abominevole uso “in tendenza”. La strada, già sin troppo tracciata, da salotti televisivi, o eventi nazionali pregn di pajette e lustrini, pongono la donna come oggetto di continua mercificazione e scambio, delegata e rilegata a fenomeno di puro contorno scenografico. Figuriamoci, se l’argomento comunicativo, diventa un femminicidio ,un assassinio , o un abuso perpetrato ai danni di donna, la deriva è quella di trasformarsi in un drammatico talk-black show, dove il contorno ruba lo spazio alla sostanza e alla veridicità del problema. In questo marasma generale, spesso e volentieri, è recondita l’idea di affrontare la drammaticità di un vero e proprio dramma culturale, in maniera corretta e probante. Ma per danno o per fortuna, la penna di Carlo Levi, ci ricorda che le parole sono pietre, è quest’ultime possono essere utilizzate in modo costruttivo e riflessivo, anche in una delle arti maggiormente antiche: il teatro.
Dalla scrittura, al suono, sino al linguaggio, la comunicazione è la dote migliore in cui un esser umano, ha trasmesso le sue idee in maniera, netta e precisa. La Voce a te dovuta, tra le opere letterali “mature”, dello scrittore e poeta Pedro Salinas, è il collegamento tra cuore e penna, che ha il coraggio di insegnarci che l’amore è qualcosa di parallelamente reciproco, non direttamente proporzionale , alla presenza fisica del partner. Con un salto temporale, di quasi cento anni, e con le moderne modalità di fruizione comunicativa, l’opera scritta, diventa trasmutazione teatrale, e si riverbera nella regia di Ettore Nigro, e nelle due figure di Nina e Cloe, sorelle, dialoganti e incerte, a cavallo tra razionalità e sogno.
Due donne, giovani, che scelgono di raccontarsi e narrarsi, ma anche di colpire e scolpire su pelle, le loro fragilità e paure, e che riescono, attraverso una voglia di verità (messa in discussione dal loro diverso carattere), a parlarci, in maniera acuta e nitida, dell’oscuro abisso della violenza in amore. Non accarezzando la retorica, ma talvolta, mettendo in discussione il vero coraggio della denuncia, che risiede in maniera minoritaria in ognuno di noi. La loro voce, diventa il mezzo di trasmissione di altre storie, che tutti, purtroppo, ricolliamo nella sfera delle quotidiana di banalità o del “ è capitato”. La loro modalità di diffusione , è il Bunker 25, o podcast, che incarna alla perfezione ogni incertezza, che abbiamo su una tematica sin troppo labile e mai affrontata con decenza. L’intelligenza, in questo spettacolo, diventa così, una forma d’arte, con l’abilità e la bravura teatrale di esserlo anche e soprattutto, in maniera onesta, realista e dialogante.
Sergio Cimmino