Può una big band strumentale, trasformarsi al contempo in qualcosa di elettronico, che leghi rime, MC e dancefloor?
Basta chiedere a Dargen D’Amico. Un ensemble unico, coinvolgente, sui bmp, caleidoscopio di bellezza e energia, è questa la tappa partenopea di “Ciao America Tour” 2024, dove il master of cerimones milanese, interpreta, fraseggia e rappa, dalle origini sino alla “Onda Alta” sanremese. Stiloso, ma totalmente urbano, affida la sua apertura napoletana, surfando e “spadroneggiando”, tra pezzi cult come “La Chiave”, “Patto di Fango” e “Ubriaco di Te”. Da lì si denota tutta la meravigliosa old school di Milano, mescolata al cantautorato, come perfette e simbiotiche metriche su pezzi come “La Bambola”, con omaggio a Patty Pravo, non coverizzata, ma rinnovata, ristilizzata, su ogni battito e campionatura mai fine a se stesso.
D’Amico è un iconico iconoclasta, è power-up pensante, che taglia rime, ricuce e affonda prepotentemente nella attualità, facendola a fette, osservandola come un moderno prof. Keating. La sua è un angolazione, funky-beat, che ha il pregio di plasmarsi e modificarsi, come un camaleontico mood elettronico.
Chi è partecipe del suo banchetto elettronico, sa di farne parte in modo positivo ma contrapponente, i suoi inni, manifesti, come “Dove si balla”o “Onda Alta”, sono visionari , ma reali, “pomposi” ma realistici. E’un sguardo oltreconfine, al dramma, a ciò che che odierno, il tutto elaborato anche in chiave intimista.
Per chiudere, ci si riesce a innamorare di Dargen, come lui stesso canta ironicamente in “Prova a innamorarti”, se davvero, e oggi bisognerebbe farne riflessione, riusciamo a sentirci più umani e meno indifferenti, perché tutti siamo sulla stessa barca.