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Vittime innocenti: 18 gennaio

  • 1946 Strage di San Cataldo
  • 1965 Cosimo Gioffrè
  • 1994 Antonino Fava e Vincenzo Garofalo

1946
Strage di San Cataldo

Vitangelo Cinquepalmi, Vittorio Epifani e Imerio Piccini furono fanti, Angelo Lombardi caporalmaggiore dell’esercito. Furono uccisi in contrada Donnastura- San Cataldo di Terrasini nel corso di uno scontro a fuoco con uomini della banda Giuliano. L’attentato rientra nel quadro di tensione del secondo dopoguerra, in cui la mafia andava sempre maggiormente ricercando accordi con il banditismo, ed in particolare con la banda Giuliano, per difendere i propri interessi agrari.


1965
Cosimo Gioffè
Di 12 anni
Ucciso a Sant’Eufemia di Aspromonte (RG)

Cosimo Gioffrè venne ammazzato a colpi di fucile a causa di una vendetta trasversale tra ‘ndrine. Il padre di Cosimo, Giuseppe Gioffrè, era titolare dell’unico bar nella città di Sant’Eufemia di Aspromonte quando, proprio nelle vicinanze del suo locale venne aperto un secondo bar da parte del suocero, Antonio Iaria.

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A seguito di tensioni, Iaria si rivolse ai cugini Antonio Dalmato e Antonio Alvaro di Sinopoli, i quali il 27 giugno 1964 si incontrarono con Giuseppe Gioffrè che finì per uccidere entrambi a colpi di pistola. L’omicidio dei due fu vendicato infatti individui non ancora oggi identificati si introdussero nella casa di Concetta Iaria, madre di Cosimo Gioffrè. La donna era a letto con i quattro figli: Cosimo, Giovanni di sette anni, Maria di cinque anni, Carmela di appena cinque mesi. I killer uccisero a colpi di fucile e di pistola la madre, ammazzarono anche il piccolo Cosimo Giuffrè e ferirono gravemente Giovanni, Maria e Carmela.

1994
Antonino Fava e Vincenzo Garofalo

Carabinieri di 37 e 31 anni
Uccisi a Scilla (RC)

Due appuntati dei carabinieri, Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, rimangono uccisi durante un’imboscata sull’autostrada Salerno Reggio Calabria. Forse i due stavano andando a Messina per prelevare un detenuto, forse un collaboratore di giustizia che, con l’agguato mortale, i clan hanno inteso terrorizzare perché tenga chiusa la bocca o forse i due carabinieri rientravano anticipatamente dopo aver scortato un magistrato che aveva prolungato un interrogatorio di un collaboratore di giustizia.