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L’albicocca del Vesuvio va verso il presìdio Slow Food

L’albicocca del Vesuvio va verso il presìdio Slow Food. E’ da tempo che la condotta Slow Food Vesuvio desiderava avviare questo percorso e l’occasione giusta è arrivata con il progetto IPark Presìdio di Cittadinanza. IPark è un progetto proposto dal Consorzio Proodos e finanziato da Fondazione con il Sud, in partenariato con: Condotta Slow Food; CNR-Istituto di Scienze dell’Alimentazione; Associazione l’Altra Napoli onlus; Chiari di Bosco coop. Soc. onlus; Associazione di Protezione “Save me”; Associazione ComuneMente; Alisei soc. coop. Sociale e Vesuvio Natura da Esplorare.

 

 

Il progetto intende contribuire allo sviluppo e alla promozione ambientale e socio-economico del territorio del Parco Nazionale del Vesuvio e si propone di essere duraturo portando un concreto benessere a tutto il territorio attraverso varie azioni.

IPark ha avuto inizio a Maggio 2016 e la sua prima attività è stata affidata ad Aliseil che si occuperà della riqualificazione di uno spazio abbandonato sul territorio del Comune di San Sebastiano al Vesuvio, tale luogo è destinato a diventare centro di informazione e valorizzazione delle risorse locali. Sarà costituita una comunità del cibo mirata a valorizzare e recuperare i prodotti agro alimentari tradizionali di questo territorio che ha un legame storico con l’agricoltura molto forte. L’albicocca del Vesuvio non è una, in genere si sente parlare di pellecchiella, ma ce ne sono almeno quaranta e la poca attenzione che è stata loro rivolta negli ultimi anni ha rischiato di farle scomparire. La pellecchiella arriva sul Monte Somma da Resina, oggi Ercolano, introdotta dalla famiglia di Mario Angrisani. Addirittura è stata riconosciuta alla famiglia la paternità di una varietà denominata “Vicienzo e Maria”.

La stessa risulta attualmente registrata dal Centro di Ricerca per la Frutticoltura del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Ricordiamo le varietà boccuccia liscia, boccuccia spinosa, ceccona, palummella, vitillo, fracasso, Portici, San Castese, Puscia, prevetarella. Nella zona vesuviana, ed in tutta la provincia di Napoli, l’albicocca è detta “crisommola”, parola di origine greca, chrysomelon, pomo dorato. Il controllo poco chiaro e pulito di molti mercati agricoli della zona ha svalutato moltissimo questo frutto straordinario sul mercato, tanto che, assurdo a dirsi, viene acquistata dai contadini locali al prezzo di 20 – 30 centesimi. E proprio per questo l’impegno degli agricoltori nel portare avanti con devozione questo prodotto della terra vesuviana acquisisce un valore notevole che è tempo di riconoscere loro.

Chi ha mangiato una crisommola vesuviana non ne dimentica ne’ il profumo, ne’ il sapore, tantomeno la croccantezza. La terra vulcanica ed il micro clima così favorevole all’agricoltura rende unico e straordinario il sapore dei suoi frutti. Si raccoglie nei mesi di giugno, luglio e poca parte di agosto.

La regione Campania, e quindi l’area compresa nel territorio del Parco Nazionale del Vesuvio, rappresenta l’area di maggiore diffusione di coltivazioni di albicocca in Italia, che a sua volta ne è il principale produttore al mondo.

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