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Tina Modotti: non sono una artista

[…] Tina, con te io ballerò su quelle terrazze in Messico
Tina, la musica e poi il vino rosso, i baci, il buio e noi
dimmi che sogni sogni tu
io da un po’ lo sai non dormo più
dimmi, le foto che farai
che verità e bellezza fermerai […]Tina, Massimo Bubola.

TINA MODOTTI: NON SONO UNA ARTISTA

Centimetro alla mano, ognuno dei due fogli misurano cm 14.08 x 20. Sono affiancati in un plexiglass, appesi al muro, ma per un attimo sono stati messi davanti al video del p.c., sintonizzato su Radio Siani. Sopra uno c’è scritto, in verticale: Vento/ che/ ride/ hai/ portato/ a/ Salerno. Sull’altro: Divino/ creatore/ di/ BALOCCHI. Sotto ogni poesia c’è un timbro: Silvestro Sentiero, via Vittorio Veneto n. 174 Torre Annunziata (Na) Telef. (081) 861.26.75 

E poi ci sono: vecchi numeri di ‘Gli alibi di Topolino’, quelli sottili, bellissimi; La lingua salvata di Elias Canetti; Quanti conigli vedono avverarsi i loro sogni ….?, di R.L. Stine per la serie ‘PIccoli brividi’; Un click, un flash un misterioso ronzio …, stessa serie di prima; Casi clinici 5, di Freud; Alice nel Paese delle Meraviglie Attraverso lo specchio; Fiabe Islandesi e leggende di tutto il mondo, a cura di Ursula Mackert; La FOTOGRAFIA DIGITALE di Rob Sheppard; TINA, di Pino Cacucci; La Pietà di Bernini; La Gioconda di Leonardo; Il bello, il brutto, il cattivo, film di Sergio Leone; Il bello, il brutto, il cretino, film con Ciccio e Franco, regia di Giovanni Grimaldi; Ultimo tango a Parigi, di Bernardo Bertolucci e Ultimo tango a Zagarolo, ancora con Franco e Ciccio, regia di Nando Cicero; Fabrizio de André e i figli Cristiano e Luvi, le loro opere; Enzo Iannacci e Paolo Iannacci, le loro opere; Giorgio Gaber, Ombretta Colli e la loro figlia Dalia Gaberscik, le loro opere e ciò che fanno Ombretta e Dalia; Mario Mariotti e le sue opere ‘Animani’; tante fotografie di quadri famosi visti in vari musei; tanti fotografi celebri, le loro immagini, i loro figli e Tina Modotti…

Prendendo i nomi a coppie e poi mischiando, tutto assieme, i libri, le poesie, le opere pittoriche, quelle fotografiche, quelle scultoree, quelle cinematografiche, quelle musicali … e tirando fuori dal mazzo un solo foglio vergato a mano da Silvestro Sentiero, confrontandolo con ogni altra opera, che differenza ci potrebbe mai essere?

Risposta lapidaria: nessuna. Tutte possono diventare oggetto di rapporto giuridico. Cambia, purtroppo, l’atteggiamento di molti di coloro che producono ciò che usa definirsi genericamente ‘Arte’ con la maiuscola. Non c’è nulla di più facile che definirsi e definire altri con l’appellativo di ‘artista’. 

Basta farsi un giro nel web e si sprecano definizioni enfatiche in milioni di pagine. Stranamente di qualcuno, invece, si parla molto poco. È il caso di Mario Mariotti, che pure è definito artista nella pagina Wikipedia.

Non ci si imbatte nella marea di pagine che ci si potrebbe aspettare, non immediatamente, a ben vedere. Per questo, essendo nato a Montespertoli, potrebbe anche venire voglia di mandare a hahare un po’ di gente. Potrebbe venire anche voglia di porsi la domanda: ‘perché?’ Mistero italico o riservatezza di chi ha tirato fuori di sé la fantasia per comunicare, ma non ha voluto buttarsi nel marasma dell’esibizionismo a tutti i costi? Per fortuna c’è una associazione molto attiva che se ne occupa. La pagina facebook.

Il tema è molto serio e fu affrontato anche da Assunta Adelaide Luigia Modotti, a tutti nota con il solo Tina Modotti. Dalla biografia di Pino Cacucci se ne trae l’idea di una donna ricca di stimoli e a sua volta stimolante. La sua fu una avventura di rivoluzionaria ma si ritenne sempre una operaia, pur essendo stata una validissima attrice e maestosa fotografa. Rifiutò sempre e con decisione l’appellativo di ‘Artista’, pur intessendo rapporti di amore e di lavoro con gente come Diego Rivera, Ernest Hemingway, Robert Capa, Edward Weston, Roubaix de l’Abrie Richey, pittore e poeta che fu anche suo marito. Si può opinare, come in fondo fa anche Pino Cacucci, che tutti questi rapporti le servirono ad attrezzarsi sul piano creativo, dotandosi di strumenti che in genere sfuggono alla possibilità di apprendimento a scuola. Fu forse fortunata a vivere in un periodo convulso, caratterizzato da grandi battaglie sociali? Non è detto. Lei non attese certo che gli eventi si facessero avanti spontaneamente nel suo quotidiano. Tina viaggiò e scelse di partecipare ai movimenti sindacali. Tina non ebbe paura. Non temette di spostarsi nei territori dove esplodevano le rivoluzioni. Tuttavia, non dimenticò mai di essere figlia di un muratore socialista e che fu costretta a lasciare la scuola per tentare di guadagnare allo scopo di integrare lo scarso reddito familiare. E lavorare come operaia non è certo meno faticoso dello scattare fotografie o recitare per il teatro o per il cinema. Fotografare, in fondo, non è certo più difficile del saper mettere il gelato su un cono mentre il termometro segna 40°. Si tratta di acquisire tecniche, è vero, di aumentare la creatività fino al punto richiesto per essere originali, ma da questo a sentirsi artisti ce ne passa. Non c’è nulla di male, non si può negarlo, se si vive la vita osservandosi come produttore di arte, di significati che vanno oltre la mera visione fisica delle proprie opere, eppure sarebbe molto più semplice e condivisibile accettare la visione di Tina Modotti. Non sarebbe una vergogna se tutti i fotografi del mondo rifiutassero la definizione di ‘artisti’. Ovviamente ciò vale anche per altri generi ‘artistici’. Lo accetterebbe anche Tina.

Alessia Orlando e
Michela Orlando

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