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Speciale Imbavagliati 2024 – Festival Internazionale di Giornalismo Civile IX Edizione

Dall’Ucraina al Medio Oriente, alle “guerre dimenticate”, come in Siria, Repubblica del Congo, Nigeria, Sudan, Myanmar, Afghanistan: i conflitti nel mondo si stanno moltiplicando, in maniera preoccupante, arrivando a contare 55 scontri armati, in cui Il 90% delle vittime sono civili innocenti. Confermando quello che Papa Francesco aveva già definito da tempo, ossia una “Terza guerra mondiale a pezzi”. In un contesto così tragico, in cui non è il giornalismo mainstream a fornire una visione più veritiera ed approfondita dei fatti, ma è quello indipendente, appare necessaria la testimonianza di quei coraggiosi giornalisti che nei loro paesi hanno sperimentato il bavaglio della censura e la persecuzione di regimi dittatoriali, ma nonostante questo hanno messo in pericolo la loro vita per poter parlare, raccontare, denunciare.

Nella nona edizione di “Imbavagliati – Festival Internazionale di Giornalismo Civile”, daremo ancora una volta voce al loro punto di vista interno, accendendo una luce sugli ultimi.
Il titolo “Io ho visto”, sottolinea il cambiamento che le nuove tecnologie hanno portato nella nostra capacità di essere testimoni diretti di eventi drammatici, come pulizie etniche o crimini contro l’umanità. Grazie a internet, agli smartphone e ai social media, possiamo essere informati, quasi istantaneamente, su ciò che accade nel mondo e condividere le testimonianze dirette delle vittime e dei testimoni. Questo ha reso più difficile negare o ignorare queste tragedie, poiché le prove sono accessibili a tutti. Le nuove tecnologie hanno anche dato voce alle vittime, consentendogli di raccontare le loro storie e diffondere la consapevolezza sugli abusi che subiscono. Le applicazioni di messaggistica istantanea, lo streaming video e il crowdsourcing hanno contribuito a creare una narrazione più completa degli eventi, permettendo a un numero maggiore di persone di partecipare alla documentazione e alla diffusione delle informazioni. Questa maggiore consapevolezza può spingere le persone a prendere provvedimenti per porre fine a tali atrocità. Essere testimoni diretti di eventi drammatici significa che abbiamo la responsabilità di agire e di fare la nostra parte per promuovere la giustizia e i diritti umani. Le nuove tecnologie ci offrono l’opportunità di fare la differenza, utilizzando i mezzi di comunicazione e le piattaforme online per sensibilizzare, mobilitare e sostenere le vittime e i movimenti per i diritti umani.


In questo senso siamo tutti “Strumenti di pace”, nella “Globalizzazione dell’indifferenza”, come lo sono anche i tanti artisti, operatori, manifestanti che hanno “messo la faccia”, subendo censure, violenze, manganellate, semplicemente perché hanno chiesto un pacifico “Fermate il fuoco!”.
L’iniziativa, che ha come simbolo la “Mehari” di Giancarlo Siani (giornalista napoletano assassinato dalla camorra nel 1985) e lo slogan “chi dimentica diventa il colpevole”. Lunedì 22 aprile alle ore 17 si è aperto il festival con l’edizione 2024 del “Premio Pimentel Fonseca”, dedicata ai reporter assassinati in questi mesi di bombardamenti nella striscia di Gaza. Oltre un centinaio, tra giornalisti e personale che lavorano sui media hanno perso la vita: ovvero ci sono stati più morti in pochi mesi che in un anno intero. Con 109 vittime, secondo le stime di IFJ (Federazione Internazionale dei Giornalisti), si è configurato un vero e proprio “giornalisticidio”: la più grande opera di censura operata da uno stato in guerra. In onore delle vittime sarà premiata la coraggiosa giornalista egiziano-palestinese Youmna ElSayed, corrispondente dalla Striscia di Gaza di Al Jazeera English, per “la coerenza etica e il senso della missione che sono propri del giornalismo, che hanno in Eleonora un eterno esempio, vivono nelle sue scelte di vita e nella sua determinazione a raccontare gli eventi sfidando rischi e sacrifici indicibili. Ciò le ha procurato ammirazione in tutto il Mondo tra le persone che desiderano e amano la ricerca della verità e detestano manipolazioni e deformazione dei fatti; con umanità, empatia, e oggettività ha messo a rischio ogni cosa perché il suo raccontare facesse giungere ovunque possibile notizie e immagini della tragedia umanitaria immane che è in corso a Gaza”, scrive Nino Daniele, presidente della giuria scientifica del premio, consegnato dalla giornalista inviata della Rai, Lucia Goracci. Il “Premio honoris causa” è stato conferito alla giornalista sotto scorta campana, Marilena Natale, “per il suo coraggio nel denunciare la criminalità organizzata e per il suo instancabile e fattivo impegno; per essere vicina ai bambini oncologici e le loro famiglie con la sua associazione ‘Terra di cuori’. Nel segno di Donna Eleonora la sua vita è un esempio di come si possa avere un impatto significativo sulla società e le persone”.
Dopo i saluti di Massimiliano Marotta, presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, ci sono stati gli interventi di Omar Suleiman e Jamal Qaddorah referenti della comunità palestinese in città, Nino Daniele, presidente della giuria scientifica, Giuseppe Giulietti, coordinatore nazionale di Articolo21, Tina Marinari, Campaigner Amnesty International Italia, di Gianmario Siani, presidente della “Fondazione Giancarlo Siani” e del giornalista Marco Cesario, il tutto moderato dalla giornalista Desirée Klain (Portavoce di Articolo21 Campania).

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