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Il Csm ha decretato, attraverso una direttiva, che i pm Di Matteo e Tartaglia non potranno più occuparsi della trattativa Stato-mafia. Questo perché, come si legge nella nota diffusa dal Consiglio Superiore della Magistratura, indagini in questo campo potranno essere condotte esclusivamente da magistrati appartenenti alla Dda. Cosa appunto che non inquadra Di Matteo e Tartaglia. Il primo infatti è formalmente assegnato da quattro anni, da quando è scaduto il mandato in Dda, agli abusi edilizi, mentre l’altro non fa ancora parte della Direzione distrettuale antimafia. Francesco Del Bene potrà occuparsene fino al prossimo 1 giugno, quando scadrà anche il suo mandato, mentre il coordinatore del gruppo Vittorio Teresi potrà ancora svolgere indagini in tal senso.
Non sono ammesse deroghe “salvo casi eccezionali, con particolari competenze nei delitti contro l’economia, la pubblica amministrazione, la salute e l’ambiente”, scrive il Csm. E non è questo un caso in cui queste deroghe possano essere applicate. Un altro caso in cui la deroga possa essere applicata sarebbe la richiesta da parte della Dda perché ingolfata da un numero elevato di casi tale da non potersene occupare. Ma neanche in questo senso la deroga potrà essere applicata, almeno al momento.
Una decisione questa che ha comunque dell’incredibile dato il buon lavoro portato avanti finora dal pool di Palermo. Verosimilmente contro la propria volontà il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo ha dovuto sospendere il nuovo filone investigativo.
Rispetto a questa vicenda Nino Di Matteo, uno dei due pm interessati e più volte minacciato, ha dichiarato, intervenendo al Liceo Danilo Dolci di Palermo, che “certi silenzi istituzionali fanno più male delle minacce di morte”, aggiungendo che “anche all’interno della magistratura ci sono stati soggetti infedeli, ma uno Stato che vuole essere credibile agli occhi dei cittadini deve sapere fare luce anche dentro se stesso”.
Ciro Oliviero
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