A ventisette anni da quella terribile strage mafiosa, in cui morirono Barbara Rizzo e i suoi figli, ancora nessuna verità processuale definitiva.
2 aprile 1985, sono appena passate le 8.35. Sulla strada per Pizzolungo, in provincia di Trapani, una Volkswagen Scirocco supera l’auto blindata del procuratore Carlo Palermo. E’ una questione di secondi e l’utilitaria guidata da Barbara Rizzo, trent’anni, che accompagna a scuola i suoi figli, salta in aria. Al bordo della strada un’autobomba destinata al procuratore, dilania invece i bambini e Barbara. Oggi ricorre il ventesimo anniversario di quella strage.
La bomba che uccise Barbara Rizzo e i suoi figli, i gemellini Salvatore e Giuseppe Asta, era in realtà destinata al procuratore Carlo Palermo, che stava rivelando gli intrecci massonico-mafiosi della provincia di Trapani.
“Ogni anno, in questo drammatico giorno e in assenza di una verità processuale definitiva” -dice l’eurodeputata e componente della Commissione Parlamentare Europea Antimafia dell’Idv Sonia Alfano- “si rinnova l’implacabile dolore per quell’agghiacciante sequenza che ha segnato e continua a segnare la memoria di tutti noi familiari di vittime innocenti della mafia. Il mio pensiero corre a quelle vittime innocenti e a Margherita Asta che, nonostante la giovane età – sottolinea – ha saputo trasformare lo strazio in una spasmodica ricerca di verità e giustizia”.
FONTE: www.globalist.it