La propaganda di Brun apre le danze di Caracò

Rivoluzione a mezzo stampa nella fine dell’800. Un gruppo di giovani che cerca di portare alla luce del sole fatti scomodi in primis alle istituzioni. L’impegno di tre giovani socialisti che attraverso un piccolo giornale da loro fondato, “La propaganda”, cercavano di tirar fuori inchieste dalle ragnatele avvizzite della società partenopea dell’epoca. Questo racconta il libro di Riccardo Brun, che prende lo stesso nome del giornale. Un racconto che ripercorre le tappe di quella che può tranquillamente essere definita come la più grande requisitoria che Napoli abbia conosciuto. Storia di camorra che si intreccia con la mala politica avallata da un pessimo giornalismo cotornato di tangenti.
Cinquanta pagine di racconto in cui oltre ai tre protagonisti della storia Riccardo Leone, Arnaldo Lucci, Arturo Labriola del 1899, Brun inserisce un quarto giovane che assurge al compito di narratore interno. Storia che a Brun conosceva era stata raccontata anni addietro da Ermanno Rea, che “mi incitava a scriverne, e che ho cullato per anni come progetto pensando di scrivere un romanzo”. Romanzo che è arrivato ora dopo che Mario Gelardi lo aveva invitato a scrivere il primo libro per la nascente casa editrice napoletana Caracò. Fondata dal regista Mario Gelardi, con Alessandro Gallo e Carmine Luino, Caracò (“chiocciola” in napoletano arcaico) vuole indicare il forte radicamento al territorio.
Un progetto, presentato assieme al libro di Brun lo scorso giovedì nella cornice del palazzo del Forum delle Culture, che riesce ad unire web e carta. I libri sono infatti biodegradabili e non ne vengono stampata migliaia di copie nell’attesa di essere accatastate in qualche luogo. Inoltre per andare contro la logiche assurda del mercato della distribuzione Caracò si muove sul web, attraverso il sito internet www.caracò.it, e in poche librerie amiche.

Ciro Oliviero