Raccontare la vita del re della pornografia, attraversando e analizzando la storia politico-sociale del popolo italiano.
Al Teatro Serra di Napoli, “527, Riccardo Il Sovrano”, produzione Red Roger e Maccheroni Amari, opera teatrale, firmata Pier Paolo Palma, si snoda, come un autentico escursus eroslettarale, suddiviso, in quadri teatrali, che tra arte e contraddittorio, ripercorre, in maniera espressiva e talvolta “pop”, l’abile e controversa storia, di un innovatore, e visionario Riccardo Schicchi. Eretico, ribelle, ma umano e anti-politically corrett, è abile creatore, per quello che si possa giudicare, di uno spontaneo e innovativo fenomeno di massa, comunicativo e alternativo. Palma, abile e attento nella scrittura, mescola e distrugge, analizza e coinvolge, denudando l’immagine del produttore, da ogni possibile volgarità o rozzezza. In quello spaccato di Italia, ci sono i sogni, la voluttà, l’idealismo pre-pornografia, incredibilmente iniziatici, nei suo primi passi, da fotoreporter di giornali scandalistici. Nel linguaggio, nell’immagine, avviene , la scintilla e il fiuto, che lo porterà a fondare la Diva Futura, primissima casa di produzione (e factory all’epoca) di prodotti a luci rosse. Sullo sfondo, l’Italietta, bassa e bigotta, semplice e casereccia, che lo ostenta, ma gli presta il fianco, lo giudica ma lo sostiene. In quella ondata retorica, gli amori per Ilona Staller, interpretata da Georgia de’ Conno e il “popolino” e giudice Eugenio Delli Veneri. Schicchi imputato, condannato, ricercato e crocifisso, ma primo, ed unico, rivoluzionario del proibito, che incorpora in un piccolo oggetto (la cassetta VHS), la sua capacità di diffondere il suo verbo porno-globale. L’illecito, la proibizione, si fa materia ed indice di popolarità, arrivando sino ai scanni -scandalistici del parlamento e della politica italiana. Le eroine, porno-intellettuali, intelligenti e acute, portano i nomi di Cicciolina e Moana Pozzi , che mescolano i loro profumi di sesso, alla vita seducente di un Italia degli anni 70′ e 80′. Soldi, fama, business, Schicchi ha inglobato e anticipato nelle sue multidutini, quanto creative che enigmatiche, il fulcro di una spasmodica ricerca dell’eros e della pornografia, diventata ,dopo oltre cinquant’anni, di largo consumo. Freni inibitori, diventati, oggi, datati e incontrollabili, paradosso di un epoca, distante anni luce da i riflettori della sua creatura eroticamente self-made.




