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Ergastoli per i vertici Birra – Lo Russo questa volta in riferimento all’omicidio Ascione – Montella

Ancora ergastoli per il clan Birra – Lo Russo, dopo tredici anni dal duplice omicidio Ascione – Montella arrivano le condanne.

Questa mattina dinanzi al Gup Isabella Iaselli si è svolto il processo con rito abbreviato per l’omicidio di Mario Ascione (fratello del padrino Raffaele alias ‘o luong ) e Ciro Montella, suo guardia spalle. Agguato avvenuto l’11 marzo del 2003 in corso Resina nelle vicinanze dell’allora centro scommesse “Strike”.

Alla sbarra, si sono ritrovati il boss Giovanni Birra alias “a mazz”, il suo braccio destro Stefano Zeno e Ciro Iuliano assieme al boss dei “capitoni” di Miano Carlo Lo Russo (oggi pentito), Raffaele Perfetto alias “ò mussuto”, Oscar Pecorelli alias “ò malomm” e Massimo Tripaldi.

Grazie al racconto dei collaboratori di giustizia e le indagini condotte dai Pm Filippelli (oggi Procuratore aggiunto di Torre Annunziata) e Ferrigno , oggi si è finalmente fatta luce su uno degli omicidi più cruenti della faida ercolanese. Sparatoria avvenuta di domenica mattina, in pieno centro abitato, in un tratto del “Miglio d’oro” dove insiste una chiesa ed un centro scommesse.

Ricordiamo che, durante il conflitto, fu ferito gravemente anche un passante.

Fu un’azione di morte plateale e clamorosa, che sancì l’inizio della faida, che ha lasciato tra le strade della città decine di morti. Grazie alle indagini dei Carabinieri della compagnia di Torre del Greco e della Tenenza di Ercolano, coordinati dalla Dda di Napoli, e al racconto di diversi collaboratori, si è riusciti a far luce e a ricostruire i principali fatti di cronaca che hanno scritto le peggiori pagine della storia di Ercolano, catapultando il paese in anni bui, storie di terrore e violenza.

L’omicidio, secondo quanto hanno stabilito gli inquirenti, costituiva una risposta eclatante all’assassinio di Giuseppe Infante, cognato del capoclan Birra, avvenuto il 28 giugno del 2001.

Secondo la ricostruzione il clan Birra – Iacomino pagò 50mila euro per uccidere Mario Ascione e Montella Ciro. A riferirlo diversi collaboratori tra cui Savino Ciro, ex componente del commando di fuoco dei “vuoti a perdere”, clan alleato con i Birra, Salvatore Viola e Giovanni Savino.

Negli interrogatori del 2010 emerge che il boss della “Cuparella” non aveva per nulla gradito la reazione pubblica del capo degli Ascione – Papale all’omicidio di Raffaele Filosa, fidanzato della figlia di Ascione. Savino spiega ai pm della Dda che, “dopo l’omicidio di “Zuccariello” fidanzato della figlia di Mario A., quest’ultimo si recava sotto l’abitazione di Giovanni Birra (oggi bene confiscato alla camorra gestito dal progetto Radio Siani) a bordo di un’autovettura blindata e lo invitava platealmente a scendere in strada per regolare i conti di persona”.

A seguito di questo gesto, prima della richiesta di aiuto ai Lo Russo, c’è un retroscena, che emerge sempre dalle testimonianze.

Questa volta si tratta di Giovanni Durantini, alias “Boninsegna”, il ras dello spaccio a Pugliano diventato collaboratore di giustizia. E’ proprio il pentito un tempo vicino al clan della Cuparella a svelare agli inquirenti di quel duplice omicidio che avrebbe dovuto commettere in prima persona. In un interrogatorio datato gennaio 2014, infatti, il super pentito parla di un ordine ricevuto direttamente da Giovanni Birra. «Uccidi Mario Ascione», l’ordine dei boss della cupola «No, per nulla al mondo», le parole di quel “gran rifiuto” entrato dritto nelle pagine di storia della faida ercolanese. Sarà stato proprio quel rifiuto dagli stessi uomini del territorio a richiedere soccorso a Raffaele Perfetto dei “Lo Russo”. Savino racconta che in sua presenza Birra G. e Zeno S. decidono che si sarebbero rivolti a “Lello ò mussuto” per riscattarsi dallo smacco subito.

I sicari – secondo le ricostruzioni – si appostarono su di una spiaggia nei pressi del quartiere, in cui era stato stabilito il luogo dell’agguato, e di aver aspettato circa sei ore, prima di entrare in azione. Pezzo di spiaggia che fu accuratamente ripulito dagli uomini dei birra che fornirono anche assistenza logistica ed armi.

Nella stessa giornata di oggi è stato richiesto dal pm della Dda Ferrigno nell’ambito del processo per l’omicidio Barbaro (vittima innocente di camorra) l’ergastolo per l’imputato Spagnuolo Vincenzo alias “à breck”.

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