Radio Siani la radio della legalità
Il 9 settembre alle ore 9 in Cina si celebra la prima giornata del vino italiano. Suona come un inno all’enologia italiana “ 9 9 9 “ perché “nove” in cinese vuol dire vino. Lo ha annunciato,insieme a Matteo Renzi e al ministro Martina, al Vinitaly 2016 Jack Ma, fondatore e proprietario di Alibaba, la piattaforma di e – commerce cinese che conta una rete di quattrocento milioni di utenti. Un potenziale che fa molto gola ai nostri produttori che in Cina registrano un fatturato di cento milioni di euro, sembrano tanti, ma rappresentano solo il 6% del mercato sul quale primeggiano i francesi che ricoprono oltre la metà del fatturato. Ci auguriamo che questa importante occasione possa illuminare le famiglie del vino italiano perché si stringano a fare squadra ed a perseguire una strategia comune che faccia aumentare i consumi. Sappiamo quanto centinaia di doc e docg creino grande confusione sul mercato internazionale, ed in modo particolare nei paesi che da poco si sono aperti a questi consumi. Certo, resettare le numerose denominazioni risulta cosa difficile, ma non si può non tener conto di quanto siano note le poche denominazioni francesi nel mondo alle quali nell’immediato si associa una precisa tipologia di vino. Modello che è stato osservato da alcuni territori italiani che non a caso sono i più presenti all’estero, spesso gli unici, parliamo di Toscana, il Piemonte, Veneto e un po’ di Sicilia. Abbiamo anche consapevolezza del fatto che per inserirsi nel mercato di altri paesi è fondamentale riuscire ad esportare la cultura del vino italiano, un processo lungo e accurato che esige un contatto diretto e continuo. La Francia già da tempo segue questa strada con la presenza in Cina dell’associazione nazionale di sommelier, mentre in Italia si continua a procedere con iniziative individuali, ovvero legate alle singole cantine, ognuna delle quali agisce secondo le proprie idee e i propri mezzi a disposizione.
Marina Alaimo
