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La maternità surrogata divide il mondo

‘Volgarmente’ è anche conosciuta come ‘utero in affitto’, la maternità surrogata si tratta in pratica di crescere nel grembo di una donna il figlio di un’altra coppia, che per motivi di natura diversa non possono concepire autonomamente. 

In Italia il comma 6 dell’articolo 12 della legge 40 sancisce che “chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro”. La gestazione per conto terzi è vietata anche in Svezia, Norvegia, Danimarca, Germania, Francia, Spagna e Finlandia, mentre è permessa in molti altri Paesi, dagli Stati Uniti all’India.

Gli Usa sono i primi al mondo ad aver consentito la maternità surrogata. La situazione però cambia da uno stato all’altro. In Grrecia è vietato alle coppie omosessuali, e per quelle etero è consentito solamente nel caso in cui la donna non fosse in grado di portare avanti la gravidanza. In India è consentito e per le madri portatrici è previsto anche un pagamento. In Russia, Ucraina e Biolorussia l’utero in affitto è diffuso ed è a pagamento; possono accedervi però solo le coppie eterosessuali e le donne single. Invece in Belgio, Paesi Bassi e Danimarca l’utero in affitto è consentito, ma deve esserci un legame biologico fra il bambino e gli aspiranti genitori.

Fabio Noviello

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