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Quei bambini privati della libertà di vivere

L’ultimo rapporto dell’Unicef evidenzia che a causa dei conflitti in Siria ed in Iraq ci sono quattordici milioni di bambini che vivono intrappolati tra precarietà e morte. Solamente in Siria sono quasi sei milioni i bambini che vivono in condizioni disperate e disagiate e, di questi, quasi tre milioni non vanno a scuola. Altri due milioni ancora vivono da rifugiati, in quelle comunità nelle quali i minori vivono già una vita priva delle condizioni essenziali per vivere dignitosamente.

In Iraq circa tre milioni di minori sono stati costretti a lasciare le proprie case, molti altri sono intrappolati in aree controllate da gruppi armati. Per i più piccoli la questa crisi umanitaria è l’unica situazione di vita che abbiano mai visto, mentre per i più grandi si corre il rischio che entrino attivamente in quel giro di violenza nella quale sono cresciuti, per poi ritrasmetterla alle nuove generazioni.

Ma nonostante queste situazioni sono davvero disperate, ci sono ancora molti bambini che hanno trovato la forza di reagire, come la della sedicenne Alaa, scappata dalla propria casa nella città di Homs che sta continuando i suoi studi e insegna ad altri bambini, e di Cristina, 10 anni, che vive in un rifugio nel nord dell’Iraq e aiuta i bambini più piccoli a studiare. Queste storie devono aiutare ad infonderci un’ulteriore motivazione per fare davvero qualcosa. 

L’Unicef rivolge un appello a tutti affinché un piccolo gesto, possa diventare un grande aiuto. Le donazioni serviranno a creare opportunità per corsi di recupero, corsi di formazione professionale e attività ricreative per gli adolescenti. Opportunità di apprendimento formale e informale per i bambini colpiti dal conflitto e sistemi certificati che li aiutano a continuare a studiare. Servizi per i bambini vulnerabili, compresi quelli che sono sopravvissuti alle violenze, che garantiscano sostegno psicologico e assistenza. Rafforzamento dei sistemi educativi e sanitari, e di assistenza alle comunità ospitanti, per tutti i bambini colpiti dal conflitto in diversi modi.

Fabio Noviello

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