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Per non dimenticare la Mamma coraggio

La mattina del 20 settembre 2010, in via Ponte dei Francesi, è assassinata con quattro colpi di pistola Teresa Buonocore.
La donna si era costituita parte civile nel processo contro  Enrico Perillo, 53 anni di Portici (Na), condannato a 15 anni di reclusione (attualmente è detenuto a Modena) nel giudizio di primo grado, per violenza sessuale ai danni di tre minorenni. Fra le vittime, anche una delle figlie della donna. 
Ad armare la mano dei sicari potrebbe essere stata proprio la sete di vendetta contro la donna, la mamma, che aveva scelto di chiedere giustizia. È questa la prima ipotesi presa in considerazione dagli inquirenti. 
Le indagini degli agenti, diretti dal primo dirigente Pietro Morelli, coordinati dal pm Simona Di Monte, sembrano essere arrivate alla svolta: quattro sospetti sono stati fermati e condotti in questura. Un tatuatore di 26 anni, Alberto Amendola, e Giuseppe Avolio, di 21, sono accusati di omicidio, porto illegale di armi e spari in luogo pubblico. I due avrebbero agito in accordo con altre persone: il fratello di Enrico Perillo, Lorenzo, e un medico radiologo, Patrizia Nicolino, moglie di Perillo.
La squadra Mobile della Questura di Napoli, coadiuvata dal commissariato di Portici-Ercolano, ha rinvenuto in un’area di rimessaggio di auto di pertinenza di Perillo, in via Madonnelle, un arsenale. 
L’ordine di uccidere Teresa arrivo’ dal carcere, dove Perillo si trovava per la vicenda degli abusi. Al geometra vengono contestati anche altri tre reati: l’incendio appiccato allo studio dell’avvocato Maurizio Capozzo, quello all’abitazione di un vicino e quello all’abitazione della stessa Teresa Buonocore; Perillo ne e’ considerato il mandante, mentre autore degli incendi fu, per sua stessa ammissione, Alberto Amendola. Dalle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo e dal sostituto Danilo De Simone, e’ inoltre emerso che Perillo stava cercando di ottenere la ritrattazione in appello delle dichiarazioni accusatorie rese dalle bimbe vittime delle violenze o comunque di minarne l’attendibilita’; non e’ escluso che nel prosieguo delle indagini emergano elementi a carico di altre persone.
La sorella, Pina, e le figlie di Teresa oggi, grazie all’intervento del sindaco di Salerno, hanno cambiato dimora. È stata assegnata alla famiglia un’abitazione, bene confiscato alla camorra, e Pina lavora nello staff del sindaco. Il 21 luglio 2011 al Tribunale di Napoli si è tenuta l’udienza preliminare del processo relativo all’omicidio di Teresa. Per l’omicidio è stato rinviato a giudizio Enrico Perillo, per l’accusa mandante del delitto. Alberto Amendola e Giovanni Avolio, ritenuti gli esecutori, hanno chiesto e ottenuto di essere giudicati con il rito abbreviato. Sono state ammesse come parti civili il Comune di Portici (dove la donna risiedeva), il Comune di Napoli (dove si è verificata la tragedia), il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli (col quale la Fondazione Pol.i.s. svolge un’attività di orientamento legale a beneficio dei familiari delle vittime) e il Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità. Gli esecutori materiali dell’omicidio di Teresa sono stati condannati a 18 anni (Avolio) e a 21 anni (Amendola) di reclusione.

Nel mese di Luglio 2012 è stata confermata in Appello la condanna a 15 anni di reclusione per Enrico Perillo per il reato di pedofilia. Ancora in corso il processo nei confronti dello stesso, per l’omicidio di Teresa Buonocore.

Fonte: http://fondazionepolis.regione.campania.it

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