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Sfide politiche contro il terrore, Benazir Bhutto

Benazir Bhutto nasce a Karachi (Pakistan) il 21 giugno 1953. Il padre è Zulfiqar Ali Bhutto, Primo Ministro del Pakistan dal 1971 al 1973, mentre la madre è Begum Nussram Bhutto di origine curdo-iraniana. Benazir ha un nonno celebre, Shaw Nawaz Bhutto, che è stato uno degli esponenti principali del movimento indipendentista pakistano. Dopo aver studiato in Pakistan, la giovane parte per gli Stati Uniti, iscrivendosi nella facoltà di Scienze politiche a Harvard. Nel 1973, in seguito a brillanti studi, ottiene la laurea.

Poco tempo dopo Benazir Bhutto si trasferisce ad Oxford, studiando economia, filosofia e politica. Finiti gli studi universitari, la giovane ritorna in Pakistan, svolgendo l’attività di assistente del padre, il quale è alla guida del Paese. In questi anni Benazir assiste ai drammatici eventi che si susseguono all’interno del suo Paese, infatti, dopo avere stretto una buona amicizia con gli Stati Uniti guidati dal Presidente John Kennedy e riscosso un grande successo popolare per le sue politiche di matrice socialista, il Primo Ministro Zulfiqar Ali Bhutto viene deposto dalla carica politica in seguito a un colpo di stato militare giudato dal generale pakistano Zia ul Haq.

Il 1979 è un anno difficile per la famiglia Bhutto, poiché sotto la dittatura militare Zulfiqar Ali Bhutto viene giustiziato, dopo essere stato condannato a morte. In questo periodo, Benazir Bhutto è costretta agli arresti domiciliari. Nel 1984 la donna torna in Inghilterra, dopo avere avuto il permesso dal regime dittatoriale pakistano. Nel Regno Unito, Benazir si impegna in politica con il Partito del Popolo Pakistano che opera al di fuori dei confini nazionali. Nel 1985 la leader pakistana subisce la perdita del fratello Shanawaz, morto in circostanze sospette a Cannes. Il 17 agosto 1988 muore Muhammad Zia ul Haq e il 16 novembre si tengono le elezioni in Pakistan che decretano la vittoria del Partito Popolare Pakistano con la maggioranza relativa dei voti presso l’Assemblea Nazionale.

Il 2 dicembre 1988, alla giovane età di trentacinque anni, Benazir ricopre la carica di Primo Ministro pakistano. Nel 1990 la leader del Partito Popolare Pakistano lascia la guida del Paese, in quanto accusata di corruzione. Il suo partito ottiene una pesante sconfitta nella elezioni che si tengono nello stesso anno. Dal 1990 al 1993, la donna è a capo dell’opposizione al governo presieduto da Nawaz Sharif, esponente di spicco del partito Lega Musulmana-N. Nel 1993, dopo una nuova tornata elettorale, la Bhutto e il suo partito sono di nuovo alla guida del Paese. Nel 1996 il suo governo è nuovamente destituito per accuse di corruzione.

Nel 1996 muore il fratello di Benazir, Murtaza, in seguito ad attentato terroristico avvenuto nel corso di un comizio. Dal 1996 al 2002 la donna non può ricandidarsi alla guida del Paese, perché ha già guidato due governi e ha già partecipato a due tornate elettorali.

Nel 2002, con la modifica del testo costituzionale, Benazir Bhutto può essere nuovamente attiva nella scena politica nazionale del suo Paese. Dopo otto anni d’esilio a Dubai e a Londra, Benazir Bhutto decide di tornare nel suo Paese il 18 ottobre 2007, dopo avere condotto con l’allora Presidente del Pakistan Pervez Musharraf una trattativa per la divisione dei poteri nel Paese. In quella data un attentato terroristico a Karachi colpisce un corteo di sostenitori di Benazir Bhutto, i quali attendono l’arrivo della leader politica che in quel momento si trova a bordo di un camion blindato, rimanendo illesa. L’attentato terroristico causa la morte di centotrentotto persone e circa seicento feriti.

In questa circostanza Benazir Bhutto è relegata agli arresti domiciliari e solo su pressione fatte con forza dagli Stati Uniti questi vengono revocati. Il 2 novembre 2007 la leader politica rilascia la sua ultima intervista alla rete giornalistica araba Al Jazira English. Il 27 dicembre 2007 Benazir Bhutto tiene un comizio politico a Rawalpindi, trovando la morte in ospedale a causa di un attacco terroristico suicida in cui perdono la vita anche venti persone.

Fonte: www.biografieonline.it

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