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Le Paralimpiadi battono le Olimpiadi

Ancora un giorno prima della cerimonia di chiusura dei Giochi paraolimpici di Londra, che hanno cambiato per sempre la percezione della disabilità in Gran Bretagna.

Se le Olimpiadi hanno tenuto questa nazione incollata alla sedia con lo sguardo fisso alla TV, le Paralimpiadi hanno sbancato, con una vendita record di 2 milioni e settecentomila biglietti. Mentre scriviamo i prati del London’s Olympic Park si affollano di decine di migliaia di persone, determinate, in questo soleggiato fine-settimana, a vivere più da vicino le emozioni di queste giornate di sport entusiasmanti e commoventi. Davanti a queste performance sportive straordinarie gli occhi sono lucidi. La tensione, tutta positiva, è alle stelle.

Mentre scriviamo la Gran Bretagna, seconda nel medagliere dopo la Cina e avanti alla Russia, ha tifato per Ellie Simpson, affetta da nanismo, che ha conquistato l’argento nella finale del nuoto stile libero G6, vinta dalla statunitense Arlen.

Il momento più atteso di questa penultima giornata dei giochi è senza dubbia la finale dei 400 metri T44 (21.57 ora di Londra), che vedrà il sudafricano Oscar Pistorius, “Blade Runner”, difendere il titolo contro il brasiliano Oliveira. Quest’ultimo ha battuto Pistorius nella finale dei 200 metri, ma tra le polemiche per le lame troppo lunghe che indossava e che secondo il rivale lo hanno avvantaggiato.

Pistorius, 25 anni è stato battuto anche nella finale dei 100 metri giovedì scorso, ma senza rivendicazioni di sorta. Anzi, il vincitore della gara, il britannico Jonnie Peacock, diventato un eroe nazionale a 19 anni, ha rivelato che prima della corsa Pistorius, che è sempre stato il suo idolo e il suo modello, gli ha detto: “Vai e sii l’orgoglio della tua Nazione”. La gara dei 100 metri è stata vista alla televisione da 6 milioni e trecentomila spettatori, cui vanno aggiunti gli 80mila dello stadio e chi guardava dai maxischermi.

Una delle cose più interessanti di questi giochi, trasmessi in maniera intelligente dal canale Channel 4, che, oltre a una copertura a tappeto di alto livello giornalistico, ha illustrato bene le categorie di disabilità, è la trasmissione che in orario notturno segue le gare e che si intitola “The last leg”. Il programma ha rotto il tabù dello humor sulla disabilità. Gli stessi conduttori sono disabili. Tra i tweet arrivati in trasmissione nei giorni scorsi il seguente: “E’ legittimo dare un cazzotto a un disabile se fa lo stronzo?” – Risposta: “Dipende quanto è stronzo”.

Secondo Melanie Reid, giornalista di The Times costretta su una sedia a rotelle in seguito a una caduta da cavallo, quello che è accaduto con la Paralimpiadi di Londra è rivoluzionario. Toglie potere a un’industria della disabilità che si spesso parla al posto dei diretti interessati. Va notato, dice Reid, che sono i normodotati a offendersi per lo humor su chi è disabile. Il Villaggio Olimpico è stato l’epicentro di un terremoto che ha scosso le coscienze e le menti di tanti. Questo si chiama progresso.

Fonte: www.globalist.it 

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