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Vittime innocenti: 16 maggio

  • 1911 Lorenzo Panepinto
  • 1920 Castrense Ferreri
  • 1946 Gaetano Guarino
  • 1955 Salvatore Carnevale
  • 2008 Domenico Noviello

1911
Lorenzo Panepinto
Politico di 46 anni
Uccisi a Santo Stefano Quisquina (AG)

Lorenzo Panepinto fu un maestro elementare, artista e politico italiano che partecipò a fornire la classe contadina di importanti strumenti contro i soprusi. Fu una figura emblematica del sindacalismo contadino in Sicilia dell’inizio del Novecento. Dopo aver trascorso un anno negli Stati Uniti nel 1907, nel 1911 fu assassinato a Santo Stefano di Quisquina davanti a casa propria, con due colpi di fucile al petto.


1920
Castrense Ferreri
Sacerdote
Ucciso a Bolognetta (PA)

Castrense Ferreri è stato un sacerdote italiano, vittima innocente di mafia, ucciso perché testimone dell’omicidio di Benigno Michelangelo.


1946
Gaetano Guarino
Politico di 44 anni
Ucciso a Favara (AG)

Gaetano Guarino fu impegnato nelle lotte contro i grandi proprietari terrieri che sfruttavano la manodopera contadina ma la sua politica e le sue prese di posizione non erano gradite alla mafia dei latifondi e, appena 65 giorni dopo l’investitura, fu ucciso con un colpo di lupara alla nuca.


1955
Salvatore Canevale
Sindacalista di 32 anni
Ucciso a Sciara (PA)

Salvatore Carnevale, bracciante e sindacalista, venne assassinato mentre si recava a lavorare in una cava di pietra gestita dall’impresa Lambertini. I killer lo uccisero mentre percorreva la mulattiera di contrada Cozze secche. Carnevale aveva dato molto fastidio ai proprietari terrieri per difendere i diritti dei braccianti: era infatti molto attivo politicamente nel sindacato e nel movimento contadino. Tre giorni prima di essere assassinato era riuscito ad ottenere le paghe arretrate dei suoi compagni e il rispetto della giornata lavorativa di otto ore.


2008
Domenico Noviello

Titolare di un’autoscuola di 55 anni
Ucciso a Castel Volturno (NA)

Domenico Noviello era titolare di un’autoscuola a Castelvolturno: nel 2001 aveva denunciato coloro che gli avevano chiesto il pizzo, contribuendo all’arresto di uomini del clan Bidognetti ed entrando in un programma di protezione. Nel 2003, tuttavia, tale protezione fu levata in quanto si ritenne che Noviello non fosse più in pericolo di vita. Eppure, fu dopo altri due anni che scattò la vendetta da parte del clan dei Casalesi. La mattina in cui fu ucciso, Noviello si stava recando, come ogni giorno, al bar in auto, prima di andare al lavoro. Lungo il tragitto però fu affiancato da alcuni uomini armati di pistole di grosso calibro che fecero fuoco contro di lui. Noviello tentò di scappare ma invano. I sicari lo finirono con tre colpi alla nuca.