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In Memoria di Siani: A 31 anni dalla morte un murales per Giancarlo

N.De Vita

Inaugurato il murales dedicato alla memoria del giornalista ucciso dalla camorra il 23 settembre del 1985, nella strada dove venne assassinato.

Raccontare la nascita e la realizzazione di un murales dedicato alla memoria di Giancarlo Siani a 31 anni dalla sua morte per la redazione di Radio Siani è un fatto veramente strano. Lavorare sotto questo nome è già un privilegio di per sé, per chi si impegna ogni giorno a portare avanti l’idea di un’informazione senza filtri. Oggi però, è un giorno diverso dal solito in quanto è stato inaugurato un muro di 38 metri nella zona in cui Giancarlo venne ucciso, raffigurante il sorriso del cronista con un’opera di street art. Il progetto è stato lanciato lo scorso luglio dal fratello Paolo Siani in collaborazione con l’Osservatorio sulla Creatività Urbana Inward e la Fondazione Polis, tramite una raccolta fondi per realizzare l’enorme murales in via Vincenzo Romanelli a Napoli. L’idea è stata quella di ricordare il cronista attraverso un’attività di riqualificazione della strada in cui è cresciuto e poi ucciso, utilizzando semplicemente la sua vita, il suo coraggio e la street art.
Gli artisti milanesi Orticanoodles hanno dipinto il muro inserendo piccole istantee della vita di Giancarlo, utilizzando il verde come la sua Mehari diventata il simbolo della sua battaglia contro la camorra ed il bianco ed il nero, come la carta stampata del giornale “Il Mattino”. Una macchina da scrivere e tante citazioni celebri che portano fino alle scale mobili della stazione della metropolitana di Salvator Rosa, raffigurate con una nuova tecnica definita “Airlite”, ovvero una vernice naturale che grazie all’energia del sole trasforma gli agenti inquinanti in minerali innocui per l’ambiente. All’inaugurazione dell’opera erano presenti il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, il prefetto Pantalone, il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli e tanti altri tra parenti, colleghi ed amici del cronista partenopeo. Per un Giancarlo Siani che muore però, ci sono altri migliaia di giornalisti che vengono letteralmente scamazzati dal sistema editoriale italiano senza tutele e diritti, schiavi di un modo di fare informazione che non premia le qualità di chi si impegna nel raccontare la città.
Ma che cosa penserebbe oggi un ragazzo di 26 anni che amava correre dietro la verità e alla giustizia, di un’opera così bella dedicata al suo essere giornalista e alla sua necessità di raccontare?
Possiamo solo fare supposizioni ma a me piace pensare che sia lì distante dalla folla, a sorridere un po’ imbarazzato ai ragazzi di Inward e agli artisti che hanno trasformato una strada macchiata di sangue ed un tempo teatro di morte in un posto orgogliosamente vivo.

Nicoletta de Vita

 

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