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A Secondigliano decidono gli adolescenti

«Se i negozianti della zona ci dessero un’offerta per pagare qualcuno nel parco in grado di proteggerci da quelli più grandi, noi e il nostro pallone andremmo a giocare lì e non saremmo più un pericolo per le loro vetrine».

Dici baby-gang e pensi subito ad un gruppetto di adolescenti violenti che aggrediscono e devastano qualsiasi persona o cosa gli capiti a tiro.
Se a quella parola associ anche “periferia” è facile ottenere l’equazione stereotipata del disagio giovanile misto al vivere in uno dei tanti posti abbandonati della città.

A Secondigliano però capita che una gang di adolescenti tra i dodici e i quattordici anni decida, di sabato mattina, di formare una minuscola assemblea spontanea all’esterno del Larsec, l’associazione di cui fanno parte sin dalla sua fondazione, per discutere di ciò che potrebbero fare per cambiare le cose ed ottenere quelle cose che altrove è definita “banalissima normalità”.

Balotelli, Megalo, Masaniello, boccione, ‘a pelata: sono i soprannomi di alcuni di questi ragazzini ma potresti affibbiarli tranquillamente a quei criminali della loro età che qui e in altri quartieri hanno alle spalle già numerosi precedenti.
Questi no però. Sono ragazzi che al momento giusto hanno capito cosa era meglio per loro e adesso provano a capire come cambiare le cose, con gli occhi e la curiosità di un adolescente.

«Io la mattina vado a piedi all’alberghiero perché se aspetto il bus ci metto più tempo. Allora meglio dormire un po’ di più che stare fermo ad aspettare un mezzo che arriva sempre pieno di gente puzzolente. A proposito, ma perché qua ne passa uno ogni ora e a quando vado a Torino da mia zia ne vedo passare uno ogni dieci minuti sotto casa sua?».

Sognano di fare il poliziotto, lo chef sulle navi da crociera, il rugbista, il salumiere. Cose normali, come normali sono i loro piani: rendere il posto in cui vivono in un quartiere a misura delle loro semplici ambizioni, un po’ come prova a fare il Larsec da un anno e mezzo.

«Alla prossima guerrilla gardening dobbiamo piantare dei fiori qui, altrimenti ci sarà sempre qualcuno che scambierà queste aiuole per cassonetti della monnezza. Anzi, perché non chiediamo al Comune di metterci un paio di cestini di ferro visto che qui non se ne vedono proprio? A chi dobbiamo chiedere per farcene dare un paio? Al Sindaco o agli spazzini?».

A volte dici periferia e ti senti il peso dell’abbandono istituzionale sul groppone.
Altre volte ascolti domande del genere -poste da un adolescente dalla vita già non facile- e hai la certezza di vivere in un posto che un giorno sarà bellissimo.

Vincenzo Strino

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