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iGloss @1.0, l’ABC dei comportamenti devianti on line

Martedì 2 febbraio presso Centro Europeo di Studi Nisida di Napoli a partire dalle ore 9.30, spazio al dibattito ‘Cyberbullismo, esperti a confronto’. Un focus importante su bullismo di genere e sulle nuove modalità di bullismo attraverso il canale web. Ci sarà la presentazione dell’abbecedario, risultato del progetto, dal titolo ‘IGloss @ 1.0 l’ABC dei comportamenti devianti online’, a cura di Isabella Mastropasqua, Valeria Cadau, Luca Pisano, Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità, Ufficio studi ricerche e attività internazionali, Istituto di Formazione Sardo, ne seguirà un dibattito con esperti che si confronteranno, sulle riflessioni contenute nel libro.

Un lavoro questo che fa sicuramente da precursore, e che permette ai tanti operanti del settore di avere a disposizione l’abbecedario dei vocaboli del cyberbullismo per la definizione dei termini utilizzati in questo campo. Un vero e proprio sostegno tecnico per affrontare questa piaga che spesso si cela dietro discorsi che possono sembrare molto lontani da questa sfera, per le terminologie caratterizzanti, lontane dal lessico italiano. Alla presentazione di questo volume seguirà un confronto con gli esperti del settore, e tra i tanti specialisti, prenderà parte al convegno anche Dario Bacchini, Professore Associato di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso il Dipartimento di Psicologia della Seconda Università degli Studi di Napoli, che è stato componente della Commissione del Ministero della Pubblica Istruzione su “Bullismo e Legalità” ed è attualmente componente dell’Osservatorio regionale sul bullismo dell’Ufficio Scolastico regionale, che in esclusiva per noi ci ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla differenza tra bullismo tradizionale e cyberbullismo, e sul lavoro dello psicologo sui ragazzi coinvolti, siano essi vittime o autori di reato.

«Per bullismo tradizionale si intende un comportamento di prevaricazione esercitato verso una vittima da un compagno (o un gruppo di compagni). la prevaricazione si può esercitare in tanti modi: attraverso violenze fisiche, minacce, offese verbali o anche attraverso comportamenti più sottili come mettere in giro delle voci o escludere un compagno dal gruppo. Il criterio fondamentale per decidere se si tratti di bullismo è che la vittima deve trovarsi in una condizione di maggiore debolezza nei confronti del bullo prevaricatore, che questi episodi si ripetano nel tempo e che il prevaricatore agisca con intenzione negative verso la vittima stessa. Nel bullismo tradizionale tutto ciò avviene attraverso un diretto contatto e, nel caso del bullismo scolastico, all’interno della scuola.

Da quando si è cominciato a parlare di cyberbullismo alcune cose sono cambiate: 1) il prevaricatore non ha più un contatto diretto (fisico) con la vittima; 2) il prevaricatore può rimanere sconosciuto; 3) non c’e’ bisogno che gli episodi si ripetano perché ci pensa il web da solo attraverso una continua riproduzione di video e altro; 4) è più difficile per la vittima trovare dei modi per difendersi o fronteggiare l’accaduto.

Poiché alla base del bullismo tradizionale come del cyberbullismo c’è una scarsa considerazione delle sofferenze inflitte alla vittima, e c’è spesso una cultura della violenza e della sopraffazione come valore dominante, gli interventi in ambito scolastico sono finalizzati soprattutto a potenziare: i) i sentimenti di empatia nei confronti delle vittime; ii) a valorizzare i comportamenti di aiuto nei confronti dei più deboli.

I risultati degli interventi antibullismo nella scuola, se portati avanti da operatori esperti e competenti, sono incoraggianti e dimostrano effettivamente una riduzione del fenomeno».

Fabio Noviello

 

 

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