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In Arabia Saudita non cessano le esecuzioni

Continuano le esecuzioni a morte in Arabia Saudita per i prigionieri. Si stima che tra gennaio e novembre 2015, in Arabia Saudita sono stati giustiziati almeno 151 prigionieri. Solamente qualche giorno fa, pensate che l’Arabia Saudita ha ammazzato in un solo giorno 47 prigionieri, tra cui anche il leader religioso sciita Nimr Baqir al-Nimr, condannato a morte dopo un processo politico viziato da gravi irregolarità.

‘Le autorità saudite hanno dichiarato che le esecuzioni servono a combattere il terrorismo e a garantire la sicurezza. Ma quella dello sceicco al-Nimr lascia intendere che la pena di morte in Arabia Saudita sia anche usata, con la scusa della lotta al terrorismo, per regolare i conti e stroncare il dissenso’ ha dichiarato Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

Intanto su Change.org, la piattaforma per le petizioni online, sono appunto spuntate due petizioni per salvare la vita, ad altri due prigionieri, condannati a morte, Ali Mohammd Al-Nimr, per aver partecipato ad una manifestazione contro il governo e Ashraf Fayadh, poeta accusato di aver promosso l’ateismo. In tutto questo, si apre uno scenario paradossale in quanto, le Nazioni Unite hanno deciso di nominare l’ambasciatore saudita, Faisal bin Hassan Trad, a capo del Consiglio per i diritti umani dell’Onu nel 2016. Senza poi contare i bombardamenti che l’Arabia sta eseguendo in Yemen, e che hanno già provocato migliaia di morti civili.

Fabio Noviello

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