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Matrimoni gay: se ti sposi all’estero in Italia non vale!

«L’euforia della destra italiana, la peggiore e più bacchettona d’Europa, è del tutto ingiustificata». Con queste parole i Grillini hanno commentato la notizia concernente la riapertura sul tema della trascrizione delle nozze gay all’estero da parte del Consiglio di Stato. La sentenza è stata emessa ieri dal magistrato Carlo Deodato. I giudici amministrativi di secondo grado, ribaltando una decisione del Tar, hanno dunque annullato il registro del Comune di Roma per la trascrizione delle nozze gay celebrate all’estero. I matrimoni tra persone dello stesso sesso non sono previsti dalla legge italiana.
«La sua posizione conservatrice risulta evidente da ciò che ritwitta e condivide, dai proclami delle’ Sentinelle in piedi’ al giornale di Adinolfi. È un profilo pubblico e tutti lo possono vedere». L’avvocato Mariagrazia Sangalli, presidente della Rete Lendford (avvocatura per i diritti Lgbt), ha posto l’attenzione su quel “cattolico” con cui Deodato si è descritto sulla sua pagina twitter. Ma il giudice di CI e pro family ha ribattuto dicendo di aver solo applicato la legge.
Illegali dunque i matrimoni gay, pertanto le trascrizioni fatte dai sindaci sono illegittime. Una sentenza che dimentica, presumibilmente, il vero senso della parola libertà. Dovrebbe esistere una linea sottile tra il diritto e la legge: ognuno dovrebbe avere il diritto d’amare incondizionatamente chi vuole; ognuno dovrebbe avere il diritto di legarsi a chi ritiene sia la persona più affine. Chiunque dovrebbe poter ottenere, legalmente parlando, quell’”etichetta” attraverso la quale possa esser possibile accudire un proprio caro malato o banalmente scegliere a chi destinare i propri beni. «Una sentenza che congela il diritto e tenta di renderlo impermeabile alla storia e ai suoi cambiamenti». Conclude Flavio Romani, presidente di Arcigay.
Oltre alla discutibile euforia di Udc (e di Angelino Alfano) c’è da aggiungere che questa sentenza risulta essere un ulteriore cazzotto nello stomaco per chi iniziava a sperare in una reale e concreta “pari-opportunità”. Un’Italia che sembrava star superando la sua tradizionale anima bigotta e conservatrice fa un passo indietro e l’essere umano perde, temporaneamente, un’altra battaglia.

Francesca Saveria Cimmino

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