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Le dichiarazioni dell’antiracket di Ercolano

La tragica vicenda della rapina al gioielliere di qualche giorno fa ha creato confusione e disorientamento. Il dibattito che ne è seguito è stato contrassegnato da strumentalismi di varia natura. Ma ciò che più ci ha colpito è stato accorgersi che nella stessa città sono ancora ampi i settori della politica ed anche della cittadinanza nei quali non vi è piena consapevolezza delle caratteristiche della strategia di lotta al crimine che ha reso possibile la liberazione dalla camorra e livelli di sicurezza che non hanno eguali nei decenni più recenti.

 

Al centro di quella strategia vi è l’associazionismo Antiracket quale risposta collettiva e non individuale al problema della sicurezza. Perche’ l’associazionismo nasca e si radichi e le denunce abbiano effetto duraturo è fondamentale il rapporto di fiducia. E’ necessario che sorga e si tessa una rete della fiducia tra commercianti, giovani, cittadinanza attiva ed associazionismo di ispirazione civica e religiosa, Forze dell’ordine, Magistratura, Comune.

 

E’ ciò che ad Ercolano è accaduto tra il 2006 e il 2009 e che ancora produce i suoi effetti.
L’invocazione dell’esercito dopo che Ercolano è diventata un modello di riferimento internazionale è oggi fuorviante e rischia di riproporre illusorie scorciatoie e pratici disimpegni.
Occorre che il perseguimento del modello Ercolano di legalità e sicurezza divenga una opzione effettiva e coerentemente praticata perché non si torni indietro.

 

Nino Daniele
Presidente associazione Antiracket Ercolano/Fai
Tano Grasso
Presidente nazionale onorario Fai.

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