
Arriva dalla Terza Corte d’Assise del tribunale di Napoli l’ennesima stangata per il gotha della camorra vesuviana. Questa mattina, nell’ambito del processo nato dall’inchiesta sull’omicidio di Marco e Maurizio Manzo- massacrati in un bar a Terzigno l’11 febbraio 2007- Francesco Casillo, il boss della droga di Boscoreale, e Michele Chierchia, il ras dei “Franzuà” di Torre Annunziata sono stati condannati all’ergastolo. Un verdetto durissimo che conferma in pieno le accuse mosse dall’Antimafia, rafforzando il peso dell’incredibile attività investigativa messa in piedi dai carabinieri di Torre del Greco. Il pm della Dda, Pierpaolo Filippelli, appena due giorni fa, aveva infatti chiesto il carcere a vita per Casillo e Chierchia, entrambi accusati di aver organizzato il delitto di Terzigno. Una sentenza che ora potrebbe far tremare anche sicari e boss coinvolti nell’altro filone processuale nato dall’inchiesta sul duplice omicidio, quello che si svolge con rito abbreviato, nel quale sono coinvolti padrini del calibro di Pasquale Gionta e Giovanni Birra.
L’agguato dell’11 febbraio 2007 sarebbe, infatti, stato commesso- secondo l’accusa- dai killer dei “Valentini” su ordine della cosca di corso Resina per vendicare la morte di Giuseppe Infante, parente di Giovanni “a mazza” ucciso a Ercolano nel 2001. Un verdetto che arriva a 48 dalla maxi sentenza di primo grado- 3 ergastoli e 4 condanne a 30 anni di carcere- emessa per gli assassini di Antonio Papale, fratello dei padrini di vico Moscardino, ucciso a Ercolano l’11 febbraio 2007, proprio mentre in un bar di Terzigno venivano massacrati i fratelli Manzo. Anche quel delitto, secondo l’Antimafia, rientrerebbe nella vendetta infinita messa in atto da Stefano Zeno e Giovanni Birra per punire i killer di Infante.
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