Il terzo settore si conferma proclive al rapporto con gli istituti di credito e pare sia ormai inserito in un percorso in cui il rapporto con le banche, anche per quel che riguarda gli investimenti, sia ormai imprescindibile. Dati interessanti emergono infatti dall’Ubi Banca che usufruendo del sostegno metodologico dell’Associazione italiana della Cultura della Cooperazione e del non profit ha messo in piedi un Osservatorio per comprendere i rapporti tra finanza e Terzo Settore. Purtroppo anche le cooperative sociali riscontrano debiti, ma con una percentuale inferiore rispetto alle imprese standard. L’Osservatorio Ubi Banca da quattro anni è impegnato nell’attività di controllo dell’evoluzione di offerta e domanda di finanza per il Terzo Settore. Per quest’anno si è scelto di analizzare i rapporti tra 500 cooperative sociali, 250 fondazioni e gli istituti di credito cui esse si sono rivolti.
Il nostro Paese conta ben 12.570 imprese sociali, di cui il quarantatre per cento solo in meridione, mentre il ventuno sono in fase di partenza. Il valore della produzione di queste realtà è pari a 10,1 miliardi di euro con investimenti di 8,3 miliardi di euro. Le cooperative sociali, attraverso un intelligente uso del sistema bancario, sono dunque la nuova via dell’economia nazionale dato che sono orientate a produrre un valore sociale oltre che economico. Il risultato della ricerca ha evidenziato come queste realtà aumentino del settanta per cento i loro rapporti con istituti bancari, aprendo conti correnti, chiedendo prestiti, o diventando soci di banche diverse e di diversa natura come Banca Etica. Confermata poi la tendenza positiva riguardante il livello di soddisfazione verso gli istituti di credito dato che si dichiara soddisfatta una fetta considerevole del settore il 54,8% delle cooperative prese in esame. Una crescita del 12% rispetto agli anni precedenti. Le imprese sociali italiane non si limitano a fare solo volontariato ma producono beni e servizi.
Tra i principali ambiti di attività delle cooperative prese in considerazione dall’Osservatorio, il 44,8% opera nell’assistenza sociale e protezione civile, mentre circa un terzo opera in cultura, sport, ricreazione e il 32,4% nell’ambito della sanità. Cresce la consapevolezza dell’imprenditoria sociale di potersi finanziare anche attraverso gli istituti di credito. Cresce anche la richiesta di finanziamenti legati ad investimenti, al 32,3% e per l’attività corrente al 37. Infatti una cooperativa sociale su due si è vista riconoscere la totalità dell’importo richiesto. L’autofinanziamento resta però la principale fonte di copertura degli investimenti 44,2.
Si tratta però di un metodo riscontrato soltanto per quattro cooperative su dieci. Un svolta importante nell’ambito del consolidamento economico del terzo settore, che continua a mostrarsi proclive ai processi di cambiamento. Un settore che malgrado la continua innovazione continua a non essere valorizzato a dovere dalle Istituzioni, soprattutto quelle locali.
Redazione