Lo Stato prova a riportare al centro del dibattito antimafia la vendita dei beni confiscati alle organizzazioni mafiose. Questa volta a lanciare nuovamente ed erroneamente questa possibilità sul tavolo della discussione è stato il ministro degli interni Algelino Alfano. “Dobbiamo studiare come vendere ai privati i beni confiscati alle organizzazioni criminali”. Queste le parole del leader di Ncd.
È senza dubbio necessaria una revisione dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati, sulla quale lo stesso Alfano ha detto di star lavorando assieme al ministro della Giustizia Andrea Orlando. Il ministro ha aggiunto che l’agenzia si trova “governare diecimila immobili e gestire millesettecento aziende. È una sfida che neanche noi ci aspettavamo”. I numeri sono senza dubbio elevatissimi e le difficoltà, come sottolineato a più riprese, sono evidenti e da attenzionare. Rispetto alla vendita delle aziende si potrebbe anche essere d’accordo dato lo stato in cui spesso versano.
“La legge già prevede la vendita delle aziende confiscate, ma molto spesso non si riesce perché falliscono prima che venga messa in pratica questa possibilità, ma la priorità dal nostro punto di vista è quella di salvare queste aziende dal fallimento”, ha detto ai nostri microfoni il direttore di Libera Enrico Fontana.
Per quanto concerne i beni immobili confiscati “le legge prevede il riutilizzo sociale e a più riprese la Commissione parlamentare Antimafia e il governo tutto hanno ribadito questa strada”, ha proseguito Fontana, sottolineando anche quanto sia “importante sbloccare le ipoteche bancarie e le occupazioni abusive di molti immobili”.
Rispetto al ricavato della vendita delle aziende confiscate Enrico Fontana ha aggiunto che “potrebbe essere destinata al riutilizzo stesso dei beni confiscati. Non crediamo che la vendita di tutti i beni confiscati sia l’opinione di questo governo, ma qualora fosse così ci batteremmo, come abbiamo sempre fatto, affinché si rispetti la legge”.
Ciro Oliviero