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Silvio Pellico: Le mie prigioni

25 giugno 1789 Saluzzo – 31 gennaio 1854 Torino

Silvio Pellico è stato uno scrittore, poeta e patriota italiano, noto soprattutto come autore di Le mie prigioni.
Nasce il 25 giugno 1789 a Saluzzo, cittadina attualmente in provincia di Cuneo, dal piemontese Onorato Pellico e dalla savoiarda Margherita Tournier. Sia Silvio che i quattro fratelli ricevono un’educazione cattolica. Dopo gli studi a Pinerolo e a Torino, Silvio si reca in Francia, a Lione, per fare pratica nel settore commerciale con lo zio. Al rientro in Italia, nel 1809, si stabilisce con la famiglia a Milano; qui trova lavoro come insegnante di francese presso il Collegio Militare. Giovane entusiasta della poesia neoclassica, frequenta Vincenzo Monti e Ugo Foscolo legando in particolare con quest’ultimo. Comincia allora a scrivere, specialmente per il teatro, tragedie in versi di impianto classico, come Laodamia (1813) ed Eufemio di Messina. Nello stesso periodo è precettore del piccolo Odoardo Briche, il quale si suiciderà nel 1817 con una fucilata. Alla caduta del regime napoleonico (1814) perde la cattedra di francese. L’arresto di Silvio Pellico e Piero Maroncelli, accusati di appartenere alla Carboneria.
Il 18 agosto 1815 a Milano viene rappresentata la sua tragedia Francesca da Rimini. La tragedia reinterpreta l’episodio dantesco alla luce delle influenze romantiche e risorgimentali del periodo lombardo. Dato che i compensi di casa Briche non bastano per il suo sostentamento, Pellico cerca occupazione in un’altra famiglia nobile. Nel 1816 si trasferisce a Magenta, nella casa del conte Porro Lambertenghi, dove assume l’incarico di istitutore dei figli Domenico (Mimino) e Giulio Porro Lambertenghi. Stringe relazioni con personaggi della cultura europea, come Madame de Stael e Friedrich von Schlegel, e italiana, come Federico Confalonieri, Gian Domenico Romagnosi e Giovanni Berchet. In questi circoli venivano sviluppate idee tendenzialmente risorgimentali, rivolte alla possibilità di indipendenza nazionale: in questo clima, nel 1818 viene fondata la rivista Il Conciliatore, di cui Pellico è redattore e direttore. Sentenza di condono della pena di morte per Pellico e Maroncelli, 1822, Museo del Risorgimento di Milano.
Pellico e gran parte degli amici facevano parte della setta segreta dei cosiddetti “Federati”. Scoperti dalla polizia austriaca che era riuscita ad intercettare alcune lettere compromettenti di Maroncelli, il 13 ottobre 1820, Pellico, lo stesso Piero Maroncelli, Melchiorre Gioia e altri vennero arrestati. Da Milano furono condotti alla prigione dei Piombi di Venezia, dove rimasero dal 20 febbraio 1821. Qui, il 21 febbraio 1822 venne letta la sentenza del celebre Processo Maroncelli-Pellico. Gli imputati furono condannati alla pena di morte. Per entrambi, però, la pena fu commutata: venti anni di carcere duro per Maroncelli, quindici per Pellico. A fine marzo i condannati vennero condotti nella fortezza austriaca di Spielberg. Partiti la notte fra il 25 ed il 26 marzo, attraverso Udine e Lubiana giunsero alla prigione, situata a Bruno in Moravia.

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