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Tenore emigrante, Giuseppe Di Stefano

Come maestro, Giuseppe Di Stefano deve molto al baritono Luigi Montesanto, anche lui siciliano emigrato a Milano, nativo di Palermo e primo interprete del “Tabarro” di Puccini. Successivamente, vinto il concorso fiorentino “Voci grezze”, nel 1938, Montesanto diventa il suo agente.

Allo scoppio del conflitto mondiale Di Stefano viene arruolato, ma la sua indole irrequieta gli evita il fronte russo, a scapito di molti giorni passati in cella. Ottiene una licenza perlopiù fittizia grazie al Tenente Medico Giovanni Tartaglione, di cui conserva per sempre una fotografia sulla sua scrivania, e si dà alla musica leggera con lo pseudonimo di Nino Florio, sottraendosi definitivamente all’intruppamento forzato e passando in Svizzera gli ultimi mesi della guerra. Qui effettua alcune registrazioni alla radio di Losanna, ancora integre, in un’alternanza di lirica e musica leggera. Sono gli anni in cui si rende conto delle sue enormi doti canore.

Il debutto ufficiale, terminata la guerra, avviene il 20 aprile del 1946, a Reggio Emilia. Interpreta Des Grieux, nel Manon di Massenet. Con questa stessa opera, dopo una rapida e folgorante carriera che lo ha portato in alcuni dei migliori teatri italiani, debutta anche all’estero, a Barcellona, inaugurando la stagione del Gran Teatre del Liceu. Neanche un anno dal suo esordio sulle scene e porta Manon alla Scala, il 15 marzo del 1947.

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