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Spirito nomade e ribelle, Manu Chao

Forse quando componeva le sue musiche chiuso nella sua stanzetta, sognava il successo, ma è improbabile che si immaginasse l’ampiezza internazionale assunta all’apice della sua carriera. Sta di fatto che Josè Manuel Thomas Artur Chao, prima di diventare conosciuto in tutto il mondo con lo pseudonimo di Manu Chao (ma per un periodo era conosciuto come Oscar Tramor), era un semplice strimpellatore di chitarra. Ora è invece è diventato la bandiera del movimento no-global, il simbolo canoro dei diseredati del mondo e di coloro che contestano l’attuale politica neoliberista che si va affermando nel globo e che, dal cui punto di vista, sta distruggendo il pianeta e impoverendo larghe fette della popolazione mondiale.

Un’icona come tante, all’interno del variegato universo contestatario, ma anche una responsabilità che questo simpatico personaggio, nato a Parigi il 21 giugno 1961 (la madre è di Bilbao mentre il padre è originario della Galizia), a volte sembra accogliere con un po’ di timore. L’amore per gli sfruttati, gli emarginati e i perseguitati è comunque un’eredità di famiglia. Nella sua casa, il padre già dava ospitalità a molti rifugiati delle dittature sudamericane. Il piccolo Oscar aveva così l’occasione, fra una strimpellata e l’altra della misera chitarrina tirata giù dal muro della sala a cui i suoi l’avevano appesa come elemento decorativo, di ascoltare i discorsi di intellettuali e artisti fuggiti dalle loro terre.

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