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Canta autore, Francesco Guccini

Dopo la guerra Francesco Guccini torna a Modena insieme alla famiglia e finite le scuole lavora come giornalista per la Gazzetta di Modena. Nel 1961 si trasferisce a Bologna e si iscrive all’università, dove nasce il mito dell’eterno studente: completa gli esami, ma non si laurea (nella canzone “Addio” Guccini canta, parafrasando Socrate, “io, Francesco Guccini, eterno studente / perché la materia di studio sarebbe infinita / e soprattutto perché so di non sapere niente”).

La carriera musicale di Guccini comincia alla fine degli anni ’50, quando entra a far parte di gruppi rock. Nel 1961 scrive la sua prima canzone (“L’antisociale”) e l’anno dopo scopre Bob Dylan. Negli anni ’60 si fa conoscere soprattutto come autore (“Auschwitz” per l’Equipe 84 e “Dio è morto” per i Nomadi, di Augusto Daolio) ed è vittima di una censura all’italiana: “Dio è morto”, canzone di profonda spiritualità – trasmessa persino da Radio Vaticana – viene censurata dalla RAI, perchè considerata blasfema.

Nel 1967 pubblica il suo primo disco, “Folk Beat n. 1”, con brani oggi considerati grandi classici come “Noi non ci saremo”, “Statale 17” e “In morte di S.F. (Canzone per un’amica)”. Come Fabrizio De André, anche Francesco Guccini non si è mai lasciato imporre i ritmi dall’industria discografica ma ha sempre inciso se ne aveva voglia e quando sentiva di avere realmente qualcosa da dire.

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