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Processo bis a Dell’Utri, l’accusa chiede di sentire Silvio Berlusconi

Oggi riparte il processo bis in Appello contro il senatore Marcello Dell’Utri. Di più: il procuratore generale che rappresenta l’accusa Luigi Patronaggio, secondo quanto risulta al Fatto quotidiano, chiederà che venga sentito come testimone Silvio Berlusconi. Sul piatto della futura audizione i rapporti con il senatore di Forza Italia e il ruolo svolto dallo stesso Dell’Utri con gli uomini di Cosa nostra. Per chiarire ulteriormente il quadro tra le varie richieste istruttorie il pg dovrebbe chiedere di sentire diversi pentiti. Tra questi Stefano Lo verso. In questo procedimento il Cavaliere viene chiamato con la formula di “testimone assistito”. Significa che potrà presentarsi con l’avvocato e potrà avvalersi della facoltà di non rispondere.

Nell’ambito dell’inchiesta palermitana sulla presunta trattativa tra Stato e mafia, invece, Berlusconi sarà ascoltato come semplice testiomone con l’obbligo, in questo caso, di rispondere. Questa la comunicazione arrivata ai suoi avvocati. Prima data fissata: due giorni fa, lunedì 16 luglio. L’ex premier però ha opposto una questione di legittimo impedimento per “impegni già presi in precedenza”. E proprio in queste ore sono in corso colloquio tra la procura e i suoi legali per fissare al più presto una seconda data. Alla base del colloquio programmato dalla procura di Palermo alcune spese effettuate dal Cavaliere a favore di Marcello Dell’Utri. Nel mirino anche diversi prestiti infruttiferi fatti sempre a favore del senatore di Forza Italia, il quale, tra l’altro, oggi torna in aula per l’appello bis nel processo in cui è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Il filone per il quale è stato chiamato il Cavaliere resta il più riservato di tutta l’indagine sulla trattativa. In particolare i pm vorranno chiedere conto a Berlusconi di quei venti milioni di euro pagati all’amico Marcello per l’acquisto di una villa che, conti alla mano, ne valeva la metà. Denaro, questa è l’ipotesi dell’accusa, che potrebbero essere il conto di un’estorsione. Vittima il Cavaliere. C’è di più: da quanto si apprende lo stesso Berlusconi potrebbe essere stato vittima di un ‘altra estorsione, questa volta politica, all’epoca in cui, nel 1994, era presidente del Consiglio. Al centro sempre la trattativa Stato-mafia.

In questa indagine, lo stesso Dell’Utri è indagato insieme a Nicola Mancino, al senatore Calogero Mannino e ai generali dei carabinieri Mario Mori e Antonio Subranni. Secondo le ipotesi investigative della procura, Dell’Utri sarebbe subentrato a Salvo Lima come mediatore nei confronti dei padrini siciliani.

A portare la citazione della procura ad Arcore è stata la Guardia di Finanza di Palermo. La stessa che nel marzo scorso si è presentata nello studio milanese del notaio Arrigo Roveda per sequestrare l’atto di compravendita della villa sul lago di Como. Atto firmato, guarda le coincidenza, alla vigilia della sentenza di Cassazione nei confronti di dell’Utri. Sentenza, che, bocciando la condanna in Appello ha riaperto i giochi del processo. Perché tale coincidenza? Una di queste, ipotizzano i pm, è che in fatto di condanna al senatore di Forza italia sarebbero stati sequestrati tutti i beni.

Ma sul tavolo del futuro colloquio (con data ancora da fissare) ci sono tanti passaggi di denaro, circa dieci milioni di euro, che tra il 2008 e il 2011, sono passati dai conti del Cavaliere a quelli di Dell’Utri. Lo scorso novembre lo stesso pm Ingroia ha acquisito diverse scoperte agli atti dell’indagine P3. Queste vengono messe alla voce “prestiti infruttiferi”.

Dal canto suo Berlusconi, attraverso una nota rilasciata da palazzo Grazioli smentisce su ogni fronte: “Tutte le dichiarazioni – si legge – attribuite stamani dal quotidiano ‘La Repubblicà al Presidente Berlusconi, in merito alla vicenda di Palermo, sono destituite di ogni fondamento”.

Sul caso, infine, pesa anche un’intercettazione. E’ quella di Ezio Cartotto, uno dei fondatori di Forza Italia. Anche Cartotto è stato convocato. Lui, però, prima pensa di chiamare Silvio. Lo fa attraverso la segretaria che lo chiama al telefono: “Sono Claudia – si ascolta – da palazzo Grazioli. L’appuntamento è per domani”. Cartotto così va ad Arcore. Con lui alcuni convitati di pietra: gli investigatori della Dia.

Fonte: Il Fatto Quotidiano 

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