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Tra i due (o più) litiganti il terzo gode

alt La battaglia mediatica interna al centrosinistra riguardo il nome da estrarre dal pallottoliere delle primarie per il prossimo candidato alla poltrona di sindaco di Napoli non ha avuto esiti. Quantomeno non ha avuto esito che potesse soddisfare uno dei candidati. Tirando le somme il significato è palese. Le primarie sono servite a nulla. Cozzolino e Ranieri tornano a casa con una mano avanti e l’altra indietro, come si suol dire a Napoli. Così come anche Mancuso e Oddati, che anche poco avrebbero potuto ancora dire rispetto ad una loro possibile candidatura.
Morcone. Questo il nome scelto dal partito democratico partenopeo per la corsa alla prima poltrona di Palazzo San Giacomo. Un nome che non fa altro che creare ancora scompiglio all’interno del partito e della coalizione tutta. Ormai ex coalizione. L’Idv ha già da qualche giorno confermato la corsa dell’europarlamentare Luigi De Magistris. Solo. Come era altamente probabile dato che il Pd aveva fatto sapere che avrebbe arrogato a sé il nome del candidato della coalizione. A sottolineare ancor più lo scioglimento di una coalizione di centrosinistra ci hanno pensato i Verdi, che hanno sentenziato con questo nome non appoggeranno il Pd.
Un nome che potrebbe sembrare nuovo alla politica. Non è del tutto vero. Mario Morcone è il responsabile dell’agenzia del Viminale per i beni confiscati alle mafie. Se non politico di fatto è comunque impelagato nel sistema i qualità di tecnico. I malumori venuti da più parti forse non sono del tutto errati. Probabilmente Morcone non rappresenta quel nuovo che avanza che da diverse autorevoli voci era stato paventato. Così come, a dire il vero, non lo sarebbe stato nessuno dei potenziali candidati. Così come non lo è nemmeno l’ex Pm dell’Italia dei Valori.
Intanto Morcone ha iniziato la sua campagna elettorale. “Ho accettato per amore della mia città dopo aver riflettuto a lungo”, ha dichiarato. Nonostante la sua novità in quanto a politica militante si è detto felice della scelta del Pd rispetto alla sua persona. Scelta che però, come detto, non ha fatto altro che spaccare un centrosinistra già logoro. Le infiltrazioni d’acqua hanno sostanzialmente fatto marcire un muro che l’opposta fazione di centrodestra potrebbe non faticare a buttare giù se riuscisse ad andare compatta. Come non sembra succederà. Difatti le candidature di Rivellini per Fli, di Mastella per i Popolari e (probabilmente) di Lettieri per il Pdl non sono la strategia migliore per guadagnare terreno ai danni del ferito centrosinistra.
Terzo incomodo (anche se numericamente sembra essere il sesto) Pasquino per il Terzo polo, che potrebbe provare a dire la sua. Proveranno a farsi spazio in questa accozzaglia di papabili le candidature di Roberto Fico per il Movimento Cinque Stelle e del più sconosciuto Di Monda della lista civica Pin.

Ciro Oliviero

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