Lia Pipitone era figlia del boss dell’Arenella Antonino Pipitone, affiliato del clan dei corleonesi. A 18 anni, sui banchi di scuola, si era innamorata di un suo compagno e con lui era scappata. I padrini, però, messi sulle loro tracce, li scovarono e Lia fu costretta a ritornare a Palermo, dove divenne oggetto di maldicenze.
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Durante l’estate del 1983, quando l’ormai venticinquenne Lia Pipitone comunica al padre l’intenzione di andare a vivere da sola con il figlio di 4 anni e senza marito, questi le sputa in faccia. Nel tardo pomeriggio del 23 settembre successivo, nella sanitaria dove Lia è entrata per usare il telefono pubblico, ha luogo una rapina e contro la ragazza sono esplosi diversi colpi, fino ad ucciderla. Più tardi, alcuni collaboratori di giustizia racconteranno che la rapina non era che una messa in scena ed indicheranno come mandante dell’omicidio Antonino Pipitone che verrà tuttavia assolto nei tre gradi di giudizio, in quanto i collaboratori parlavano solo “per sentito dire”.
1985 Giancarlo Siani Sindaco di 26 anni Ucciso a Napoli
Giancarlo Siani era un giornalista italiano, assassinato dalla camorra. Scrisse i suoi primi articoli per il mensile “Il Lavoro nel Sud”, testata dell’organizzazione sindacale Cisl e poi iniziò la sua collaborazione come corrispondente da Torre Annunziata per il quotidiano Il Mattino di Napoli. Da Torre Annunziata principalmente si occupò di cronaca nera e dunque di camorra, studiando i rapporti e le gerarchie all’interno delle famiglie camorristiche che controllavano Torre Annunziata e i suoi dintorni.
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In questo periodo iniziò anche a collaborare con l’Osservatorio sulla Camorra, diretto dal sociologo Amato Lamberti. Al Mattino faceva riferimento alla redazione di Castellammare di Stabia. Nonostante lavorasse come corrispondente, il giornalista frequentava abitualmente la redazione del comune stabiese: il suo sogno era strappare il contratto da praticante giornalista professionista per poi poter sostenere l’esame e diventare giornalista professionista. Lavorando per Il Mattino, Siani riuscì ad andare sempre più in profondità nella conoscenza della camorra, dei boss locali e degli intrecci tra politica e camorra, scoprendo una serie di connivenze che si erano stabilmente insinuate dopo il terremoto tra esponenti politici oplontini e il boss locale, Valentino Gionta, che, da pescivendolo ambulante, aveva costruito un business iniziando col contrabbando di sigarette, per poi spostarsi al traffico di stupefacenti, controllando l’intero mercato di droga nell’area torrese-stabiese.Le vigorose denunce del giovane giornalista lo condussero a diventare corrispondente per il quotidiano nell’arco di un anno. Le sue inchieste arrivavano sempre più in profondità, tanto da arrivare a scovare la moneta con cui i boss mafiosi facevano affari. Siani tramite un suo articolo accusò il clan Nuvoletta, alleato dei Corleonesi di Salvatore Riina, e il clan Bardellino, esponenti della “Nuova Famiglia”, di voler spodestare e dare alla polizia il boss Valentino Gionta, diventato pericoloso, scomodo e prepotente, per porre fine alla guerra tra famiglie. Ma le rivelazioni, pubblicate da Giancarlo, grazie all’aiuto di un suo amico carabiniere, e pubblicate il 10 giugno 1985, indussero la camorra a sbarazzarsi di questo scomodo giornalista.A ferragosto del 1985 la camorra decise di uccidere Siani, che doveva essere assassinato lontano da Torre Annunziata per depistare le indagini. Giancarlo lavorava sempre con costanza alle sue inchieste e stava per pubblicare un libro sui rapporti tra politica e camorra negli appalti per la ricostruzione post-sisma. Il 23 settembre 1985, appena giunto sotto casa sua con la sua macchina, Giancarlo Siani venne ucciso: l’agguato avvenne intorno alle 20.50 circa a pochi metri da casa sua, in Piazza Leonardo. Per chiarire i motivi che hanno determinato il decesso e identificare mandanti ed esecutori furono necessari 12 anni e le rivelazioni di tre pentiti.
1999 Marco De Franchis Impiegato comunale di 45 anni Ucciso a Ercolano (NA)
Marco De Franchis è stato un impiegato comunale, vittima innocente di Camorra. Impiegato comunale, il figlio Agnello aveva cominciato a compiere piccoli furti e aveva tentato un’estorsione ai danni dei conducenti degli autobus che accompagnavano i turisti a visitare la città antica di Ercolano, roccaforte del clan degli Ascione. Per questo motivo, Agnello fu brutalmente pestato dagli uomini del clan. Il 23 settembre 1999 Marco De Franchis fu ucciso con quattro colpi di pistola allo stomaco.