Al Teatro Tam di Napoli lo scorso 5 Dicembre 2021 è andato in scena lo spettacolo “L’Ultimo Vecchio sulla Terra” tratto dall’omonimo libro a fumetti pubblicato per Rizzoli Lizard e dedicato alla indimenticabile figura di Remo Remotti. Davide Toffolo, musicista, producer, e tra i più apprezzati autori di grapich-novel italiani, con alle spalle oltre vent’anni di carriera con i Tre Allegri Ragazzi Morti, si racconta in questa speciale intervista, tra la folgorazione per la potenza espressiva di Remo Remotti, il Sudamerica, la sua visione di libertà a fumetti e musicale e linguaggi diversificati tra i vari media.
Davide, una tua analisi sulla figura di Remo Remotti e sullo spettacolo che porterai qui al TAM di Napoli.
Remo Remotti è sicuramente per me, uno degli artisti più significativi della fine del secolo passato è stata fonte di ispirazione per questo nuovo volume, nel quale ho disegnato alcune sue filastrocche, cercando di dare un immagine sua più rotonda possibile, sempre con una chiave umoristica. Nel suo libro racconta i suoi tre amori principali: quello per l’ arte del Novecento, la psicanalisi, per la vita e l’emisfero femminile. E’ stata un ispirazione forte, che mi ha accompagnato durante il primo lockdown. E’ un amore per Remo che dura da più di vent’anni, da quando l’ho visto per la prima volta sul palco, o meglio alla presentazione di un libro, ed in quella occasione lui ha avuto la capacità di trasformarla in autentica “performance” artistica.
Cosa ricordi di quella performance e che emozioni hai vissuto in quel momento?
La performance si svolse durante un Festival di Letteratura a Pescara dove eravamo entrambi ospiti, io lessi che era anche presente Remo nel programma, che già conoscevo perchè lo avevo visto nei film di Nanni Moretti e tutto ciò mi intrigava già molto. Quando poi l’ho conosciuto dal vivo, ho intuito tutta la potenza espressiva di questo “Ultimo Vecchio sulla Terra” e quindi l’idea di una persona molto avanti con l’età , all’epoca aveva più di ottant’anni, ma cosi libero nella sua espressività ha fatto si che questa fascinazione mi rimasse attaccata per tantissimo tempo.
Qual è il tuo concetto di libertà trasportata su una tavola a fumetti?
Personalmente per me la libertà è stata quella di avere la possibilità di essere autoprodotto. Cosciente di quello che mi succedeva e autodeterminato. Lavorando su una direzione fumettistica che poi è sfociata nella graphic-novel , che comunque volevo trasmettere anche l’emancipazione di un linguaggio, per me queste sono le caratteristiche principali nel mondo del disegno e dell’editoria, cioè quella di lottare per la libertà di comunicazione, penso che questa lotta sia stata sicuramente vinta. Adesso i fumetti si trovano in libreria, con un tavola disegnata si può raccontare qualsiasi tipo di cosa, di ambiente, di argomento, prima era legato tutto principalmente alla lettura, adesso con i fumetti si po’ fare qualsiasi cosi.
Con il progetto “Il Cammino della Cumbia” ti sei legato al Sudamerica. Ma cosa ti ha legato al quel percorso?
Tutto è partito da un viaggio che ho fatto tanti anni fa in Argentina. Sono partito anche li dalla biografia di un pugile italiano che si chiama “Carnera”, sportivo che era stato in giro per il mondo, bandiera e simbolo in quel periodo degli emigranti italiani, e per quel motivo fui invitato a questa spedizione di friuliani in Argentina. Nel 2002 io arrivai in Sudamericana, nella fase del “Corralito” momento di grande crisi economica, io notai che nel paese si ascoltava questo tipo di musica chiamata “ Cumbia Villera”, nota per provenire dai quartieri più poveri, inizialmente non capivo perchè i ragazzi del posto erano così affascinanti dai ritmi e dal linguaggio, poi l’ho intuito successivamente, ma tutto questo ha scaturito in me un legame forte, che ha fatto si che portassi il mio amore per la “Cumbia” anche nel viaggio successivo, nel 2016 a New York, dove ero a suonare con i Tre Allegri Ragazzi Morti, dove suonando ho trovato dei gruppi latinoamericani che facevano “Cumbia” contemporanea e quindi si è accesa la voglia di riproporla in un album. Una delle prime sonorità possiamo trovarle nel brano “In questa grande città” del disco “Inumani”, successivamente ho trovato in giro nei live, tantissimi gruppi italiani che avevano questa passione e quindi abbiamo “istituito” questo progetto realizzando due compilation “Istituto Italiano di Cumbia” e “Istituto Italiano di Cumbia – All Stars” e da un idea quindi è diventata una cosa vera, legata in particolare a questa diaspora di sudamericani i Europa, dagli anni 2000 ad oggi, è stata occasione per incontrare artisti che avevano un origine antropologica sudamericana. Un viaggio bellissimo, fisico, da Buones Aires a Cartagena, lungo la dorsale delle Ande, passando per la Colombia, Ecuador, Boliva ed è nata poi la graphic novel.
Quali realtà della scena musicale indipendente e fumettistica italiana segui con particolare interesse?
E’ un momento speciale sia per il mondo della musica indipendente italiana che per la scena del fumetto. La musica è sempre viva, anche se a volte non sembra, non essendo mai scontata, cè sempre un idea, un progetto che nasce da altre parti. Nonostante ci siano delle dinamiche mosse dai grandi media, io ho sempre fiducia , anche perchè ci sono diverse realtà sia in provincia che nelle città molto interessanti. In Italia per la scena fumettistica abbiamo autori nostrani, basti pensare a Fumetti Brutti, Miguel Vila, e poi la scena di disegnatrici femminili, ma anche grazie alle scuole di fumetto e come dicevo prima alla “vittoria” della libertà di linguaggio, in cui si producono più graphic novel con diverse argomentazioni ed idee da proporre al lettore.
Si ci sente più liberi scrivendo musica o realizzando un fumetto?
Per me la liberà sta nella possibilità di saltare da un media all’altro, il fumetto è di suo un media molto libero, perchè si riesce a proporre con mezzi ecomomici, ma questo viene fatto anche nella musica, perchè oggi le strumentazioni lo permettono, sui può suonare ed ideare in modo professionale anche con pochi soldi. Perciò credo che ci sia una discreta libertà, cè un altissimo accesso alla creatività, forse il punto più alto, parlando di possibilità, della storia dell’ uomo. I mezzi e le occasioni sono diverse, ma ci sono più strade per proporsi.