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Vittime innocenti: 5 aprile

  • 1976 Salvatore Buscemi
  • 1990 Marcella Di Levrano
  • 1994 Cosimo Fabio Mazzola
  • 2003 Paolino Avella

1976
Salvatore Buscemi
Di 28 anni
Ucciso a Palermo

Salvatore Buscemi vendeva sigarette di contrabbando senza aver chiesto il permesso ai boss del quartiere di S. Erasmo dove abitava. Dopo diversi avvertimenti, Salvatore venne assassinato.


1990
Marcella Di Levrano
Di 26 anni
Uccisa a Mesagne (BR)

Marcella Di Levrano, seconda di tre sorelle, nasce a Mesagne il 18 aprile del 1964. Nel 1968 sua mamma Marisa sceglie di abbandonare il marito violento e di trasferirsi con le sue tre bambine a Torchiarolo facendo di tutto per regalargli un futuro sereno e felice. Alle scuole medie Marcella è la prima della classe poi sceglie di frequentare l’istituto magistrale di Brindisi, proprio negli anni in cui la città diventa una piazza importante di spaccio di droga e criminalità organizzata.

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Marcella, una ragazza così solare e intelligente ma profondamente fragile, cresciuta senza suo papà, da quel momento non sarà più la stessa: quel sorriso diventa sempre più raro da vedere sul suo bel volto e diventa scontrosa anche in famiglia fino a quando, al secondo anno, una sera non fa ritorno a casa. La ritroveranno due giorni dopo, drogata. Iniziano così degli anni travagliati: per procurarsi le sue dosi comincia a frequentare personaggi pericolosi e senza scrupoli, giovani e ambiziosi boss della Sacra Corona Unita che muoveva i suoi primi sanguinosi passi. A nulla serve l’enorme sforzo di sua mamma e delle sue sorelle che con amore provano a strapparla da quel mondo. Senza un aiuto reale e concreto dei servizi sociali, Marcella alterna momenti di lucidità e di voglia di cambiamento a fughe e intossicazioni, ricoveri e dimissioni. Questo vortice si spezza dopo 4 anni, nel momento in cui Marcella scopre di essere incinta: è un momento di rinascita, ha capito che questa è per lei l’occasione del riscatto. La gioia di diventare mamma la fa allontanare dal giro della droga e da tutte le sue vecchie frequentazioni. Trascorrono così dei mesi bellissimi per lei e per la sua famiglia, mesi di piccole gioie, di sorrisi e di serenità, in cui Marcella cerca di costruire una vita migliore e un futuro dignitoso per sé e per la bambina che porta in grembo. Nasce Sara e per Marcella è una gioia immensa ma un pensiero la turba: non vuole che la sua piccola cresca, come lei, senza un papà. Così lo va a cercare e, sentendosi ripetutamente rifiutata, ricade e viene risucchiata di nuovo da quel mondo che con fatica aveva abbandonato. Riprende così a drogarsi, diventa schiava di sé stessa e dell’eroina. La sua famiglia, che non sa più cosa fare, cambia più volte paese nella speranza di allontanarla da quel giro ma senza risultati. Di lì a poco i servizi sociali le tolgono l’affidamento della sua piccola Sara. Marcella senza sua figlia si sente persa, sa che l’amore che la lega a lei è troppo forte e che non può vivere lontana da lei. Decide allora di riprendere in mano la sua vita, per poter salvare sé stessa e dare dignità a sua figlia. Dal giugno del 1987 inizia così a collaborare con le Forze dell’Ordine, denunciando tutto ciò che ha visto e che ha conosciuto, fa nomi e cognomi delle persone che giravano intorno allo spaccio e al traffico di droga. Sono nomi e volti legati alla Sacra Corona Unita. Marcella, con tutto quello che racconta, diventa una persona scomoda che doveva essere la prima testimone nel maxi processo che si sarebbe tenuto contro la Sacra Corona Unita, a novembre del 1990. Marcella però non arriverà mai in quell’aula del Tribunale di Lecce, è una testimone troppo scomoda perciò va fatta fuori subito. Scompare l’8 marzo del 1990: il suo corpo sarà ritrovato solo il 5 aprile dello stesso anno, parzialmente occultato tra foglie e rami secchi, nel bosco dei Lucci, tra Brindisi e Mesagne. La troveranno con il volto sfigurato, irriconoscibile. Secondo il “codice d’onore” della Sacra Corona Unita quella è la morte destinata ai traditori.

1994
Cosimo Fabio Mazzola
Di 27 anni
Ucciso a San Cipirello (PA)

Ucciso per una telefonata di pochi minuti alla fidanzata di un boss mafioso: è morto così Cosimo Fabio Mazzola in una sera del 5 aprile. Venne ucciso come un boss nonostante fosse un bravo ragazzo, completamente estraneo ai quadri criminali. Mazzola stava rincasando nel suo appartamento di San Cipirello a bordo della sua Fiat Tipo rossa poi l’agguato ad opera di un commando guidato da Enzo Brusca. Cosimo Fabio viene ucciso per “gelosia”.

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La sua colpa? Era stato fidanzato con Laura Agrigento, figlia del capomafia Giovanni, e andata poi in sposa, per volere del padre, al mafioso Giuseppe Monticciolo, una testa calda che aspira a diventare uomo d’onore. Fabio e Laura erano stati costretti a interrompere la loro relazione per volontà del boss Giovanni Agrigento: Mazzola si fece da parte comprendendo il rischio cui andava incontro. Una decisione sofferta anche per Laura che per un po’ però manifesta rimpianti per la storia interrotta, nonostante il successivo fidanzamento con Monticciolo. Enzo Brusca confessò di aver ucciso personalmente Cosimo Fabio Mazzola perché aveva osato telefonare alla fidanzata di Giuseppe Monticciolo. Mazzola, secondo il pentito, voleva riallacciare la relazione con la donna, tesi sempre smentita dai familiari della vittima che hanno sostenuto che non fosse Fabio a telefonare ma Laura a cercarlo.

2003
Paolino Avella
Di 17 anni
Ucciso a San Sebastiano al Vesuvio (NA)

Paolino Avella perse la vita a pochi metri dal Liceo da cui proveniva nel tentativo di sfuggire al furto del proprio motorino ad opera di due balordi. Paolino, per sottrarsi alla rapina, accelerò improvvisamente cercando di allontanarsi forse anche per raggiungere la vicina stazione dei carabinieri ma i malviventi si misero a inseguirlo.

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La perizia tecnica disposta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Nola ha accertato che i due balordi, utilizzando una moto più potente, prima raggiunsero e poi affiancano la moto di Paolino speronando e causando l’impatto contro un albero. Paolino morì per la gravità delle ferite riportate nell’impatto. Avrebbe compiuto 18 anni pochi giorni dopo.