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Vittime innocenti: 27 marzo

  • 1981 Dino Gassani
  • 1985 Domenico de Maio
  • 1994 Maria Teresa Pugliese
  • 2004 Annalisa Durante
  • 2008 Silvio Galati

1981
Dino Gassani
Avvocato di 51 anni
Ucciso a Napoli

Dino Gassani, noto avvocato penalista, decide di assumere la difesa di Biagio Garzione, il telefonista dell’anonima sequestri che aveva organizzato il rapimento di due imprenditori napoletani. Dietro all’ anonima sequestri compare il nome di Raffaele Catapano, uno degli uomini di fiducia di Raffaele Cutolo, capo della NCO, la nuova camorra organizzata.

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Gassani riesce a convincere Garzione a rivelare i nomi a processo, demolendo di fatto una parte della NCO che viene investita (di conseguenza) dagli arresti e dai procedimenti penali. In conseguenza di questo, l’avvocato viene preso di mira dalla Camorra, che per più di due anni gli rivolge continue minacce di morte per con l’obiettivo di indurlo a costringere il Garzione a ritrattare le sue dichiarazioni. Nel 1979, a processo, Catapano urla in aula:“Garzione è l’attore e Gassani è il regista”, dando un chiaro segnale alle sue schiere che Gassani doveva essere eliminato. Nonostante questo l’avvocato non rifiuta il suo mandato, decidendo di non abbandonare la difesa del suo assistito e passando altri due anni tormentato da telefonate anonime e lettere di minaccia incessanti. E’ la sera del 27 marzo 1981: due sicari di Catapano, Mario Cuomo e Antonio Schirato, ottengono sotto falso nome un appuntamento con Gassani nel suo studio nel centro storico di Salerno, spacciandosi per nuovi clienti; una volta soli nello studio con l’avvocato, lo minacciano di morte a meno che lui non convinca il suo assistito a ritrattare. Dino Gassani mai si sarebbe piegato a quello che la camorra di Cutolo voleva, mai avrebbe rinnegato il suo mandato difensivo e seduto alla sua scrivania, durante quel colloquio di cui già intuisce la conclusione, scrive su un foglietto: “Non posso perdere ogni dignità”. Viene ucciso per questo suo ennesimo rifiuto, insieme al segretario Pino Grimaldi, ex agente di polizia, amico fraterno di Dino e seconda figura paterna per Gian Ettore e Luigi. Quella sera, a Dino Gassani, viene offerta la possibilità di salvarsi, di dire che avrebbe abbandonato Garzione ma lui sceglie di non farlo, sceglie coscientemente di morire, di sacrificarsi per un principio. I corpi di Grimaldi e Dino Gassani vengono scoperti dal figlio di Dino, Luigi, poco più che quindicenne che subisce uno shock tremendo. All’omicidio segue lo sgomento e il terrore per tutta Salerno e nel mondo dell’avvocatura: l’unica consolazione è la sentenza definitiva di condanna all’ergastolo inflitta a uno degli esecutori, essendo l’altro morto in un attentato e a Catapano.

1985
Domenico de Maio e Antonella de Maio
Padre e figlia di 46 e 17 anni
Ucciso a Platì (RC)

Domenico de Maio era sindaco democristiano di Platì e lavorava all’ufficio imposte dirette di Locri. Fu ucciso mentre, a bordo della propria auto, stava rientrando al paese insieme alla figlia Antonella. Dopo un inseguimento in auto, De Maio cerca scampo gettandosi nella scarpata ma i killer lo raggiungono colpendolo alla nuca. De Maio sarebbe stato ucciso per vendetta: aveva 46 anni.


1994
Maria Teresa Pugliese
Di 54 anni
Uccisa a Locri (RC)

Maria Teresa Pugliese, moglie di un medico pediatra, ex sindaco di Locri, viene uccisa il 27 Marzo 1994 a 54 anni. La sua uccisione non è causa di un errore dei killer ma è premeditata. I recenti attentati contro la famiglia Speziali, avvenuti poco prima del 27 Marzo, avevano fatto pensare che l’intenzione dei sicari fosse quella di intimidire il marito di Maria, Domenico Speziali.

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Maria Teresa uscendo la sera, improvvisamente, è stata avvicinata da due giovani in sella a una moto. È stato un attimo. La moto ha rallentato la corsa, il killer ha estratto da sotto il giaccone il fucile e ha fatto fuoco per due volte: poi l’improvvisa accelerazione del conducente. La “ndrangheta” ha colpito volutamente sfidando anche il pericolo di possibili incontri con auto civetta della polizia. Il botto sordo della lupara ha richiamato l’attenzione dei militari che sorvegliano l’area circostante il palazzo di giustizia. Sono stati loro i primi ad accorrere sul posto dell’agguato. La motivazione dell’assassinio non è però chiara.

2004
Annalisa Durante
Di 14 anni
Uccisa a Napoli

Annalisa Durante era una ragazza di 14 anni, graziosa, con i suoi occhi azzurri e il sorriso sempre stampato sulle labbra che amava stare in compagnia dei suoi coetanei, allegra, vivace ma comunque consapevole del degrado del suo quartiere e delle problematiche che lo affliggevano.

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Nel suo diario scriveva “le strade mi fanno paura, sono piene di scippi e rapine. Quartieri come i nostri sono a rischio, ci sono i ragazzi che si buttano via e si drogano senza motivo. Mi fanno pena quei tossicodipendenti che barcollano tutti i giorni sotto le nostre case” o anche semplicemente “vorrei fuggire, a Napoli ho paura”. Era il 27 marzo 2004, un sabato sera, le vie di Forcella, uno dei quartieri più malfamati di Napoli, erano vuote e silenziose. La partita del Napoli faceva da sottofondo ai soliti rumori di strada. Sembrava un clima da coprifuoco con un silenzio irreale e sinistro. Mentre stava chiacchierando con un’amica, due ragazzini su uno scooter spararono dei colpi diretti al boss Salvatore Giuliano detto ‘o russo (il rosso, per via del colore dei suoi capelli) che era entrato nel mirino di una banda rivale. Purtroppo la ragazza si trovò sulla traiettoria dei colpi sparati: un proiettile le trafisse l’occhio e le devastò il cervello. Dopo tre giorni di coma irreversibile, con una macchina che le pompava ossigeno nei polmoni, morì. La famiglia con un grande gesto d’amore e di speranza autorizza l’espianto degli organi grazie al quale sette persone vivono. Annalisa non si trovava nel posto sbagliato ma in quello giusto dove una ragazza della sua età doveva stare: per strada insieme agli amici a vivere la vita. Il 31 marzo 2006 il ventunenne Salvatore Giuliano venne condannato dalla quarta sezione della Corte d’Assise del tribunale di Napoli a 24 anni di reclusione. Nonostante la pena sia stata ridotta in appello a 18 anni, con la sentenza del 16 aprile 2008 la Cassazione ha definitivamente condannato Salvatore Giuliano a 20 anni di reclusione.

2008
Silvio Galati

Di 21 anni
Ucciso a Seminara (RC)

Silvio Galati fu ucciso per un tragico sbaglio di persona.