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“La Malacrescita” di Mimmo Borrelli tra terra dei fuochi e una nuova Medea

Al Teatro Bolivar di Napoli protagonista “Malacrescita” di Mimmo Borrelli, autore e regista della tragedia tratta da Madre: i figli so piezze e sfaccimma, con le musiche di Antonio Della Ragione.

Euripide rivisto nel linguaggio dei marrani, che si lega in una maniera maledetta, irriverente, tra sacralità e provocazione a Santokanne e Maria Sibilla Ascione. Malacrescita, opera tratta da: “Madre : i figli so piezz e sfaccimma” è un immenso pugno nello stomaco, partorito dalla mente del drammaturgo Mimmo Borrelli, come una nuova visione, quella dei figli Pascale e Totore, ridotti allo stremo, tra fame e innocenza, demenza e maledizione.  La costante dell’intera opera è il linguaggio flegreo, quasi gutturale, cacofonico, si fa preghiera maledetta, incrociando religione e blasfemia, sacralità e prevaricazione. La scena è la protagonista viscerale, terrena, contadina, dove il sangue della madre diventa liquido amniotico capace di maledire la vita futura dei propri figli. Una Medea, stuprata, abbandonata, umiliata, che tra amor et odio, riversa e rigurgita la sua dannata esistenza inducendo e riducendo in una vita abbietta, ignobile, il suo stesso frutto. La sessualità becera, violenta, della “camorria” di Francesco Schiavone, prevarica, nella vita di Maria Sibilla, sfigurandola nelle sue viscere , mettendo al mondo figli solo per lussuria e non per umanità.

L’INTERVISTA A CURA DI SERGIO CIMMINO E GABRIELE TORALBO

L’immensa peculiarità e grandiosità di Borrelli è parlare dei veleni della propria terra, di quel sud, tante volte traviato e maligno, in maniera stupendamente “sanguinante”, cogliendo e riproponendo ogni aspetto di un linguaggio antico, al presente, innescando e pungendo lo spettatore nelle viscere della propria anima, facendolo in modo talvolta caustico, ma sorprendentemente efficace. Quella terra cosi coltivata, ricca di estrogeni, ignoranza e abbandono , è un monito , un totem, ove coloro che ci nascono e vivono, posso vivere di una dannazione eterna. Il bagliore di riscatto, seppure minimo, che cerca la Medea Maria, di liberarsi del fardello della violenza camorristica, diventa auto-flagellazione  e marchio, una lezione che sembra guardare tanto al passato, quanto ai problemi e alle nefandezze che hanno stuprato un intero territorio nel corso degli anni.

Sergio Cimmino

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